![La sinistra perde la testa. "Omino di burro, coniglia"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/06/1738816881-aztxxpid0mzhzbpw1ujr-ansa.jpeg?_=1738816881)
Tra cartelli di protesta e invettive contro il governo, le opposizioni ripartono ancora la stessa richiesta: «La premier Giorgia Meloni venga in Parlamento per un'informativa urgente» sul caso Almasri. Non bastano, evidentemente, le informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, andate in scena ieri nelle Aule di Camera e Senato. E così, alla fine della giornata, Pd, M5s, Avs, Azione e Italia Viva parlano di «informativa carente», con l'obiettivo di tenere alta l'asticella della tensione con il governo. Mentre il M5s ha deciso di andare avanti con l'ostruzionismo parlamentare su ogni provvedimento, con l'intenzione di proseguire in solitaria finché Meloni non riferirà alle Camere. «Meloni scappa dal Parlamento», è il refrain. Insomma, il caso del generale libico diventa lo spunto per minacciare un Aventino permanente, tenendo sempre le Camere sulla graticola. Nonostante restino ancora le divisioni all'interno del fronte progressista. Infatti, se Giuseppe Conte non applaude mai Elly Schlein durante il suo intervento in Aula, Carlo Calenda in Senato se la prende anche con l'opposizione. «Dobbiamo dire ai cittadini con franchezza che siamo davanti a una generale sagra dell'ipocrisia. Comincerò dagli interventi dei partiti di opposizione, tutti i governi, compresi quelli di cui io ho fatto parte hanno avuto a che fare coi tagliagole libici, e se non riconosciamo questo fatto stiamo raccontando una menzogna agli italiani», dice Calenda nel suo intervento. Diversi i toni dell'ex sodale del Terzo Polo, Matteo Renzi. Che cita Pinocchio in Senato: «Il libro da leggere non è più Il Signore degli anelli, ma le avventure di Pinocchio. In questa sceneggiatura a noi tocca la parte del grillo parlante, Nordio e Piantedosi sono il gatto e la volpe. Lucignolo lo fa Delmastro. Meloni vorrebbe fare la fatina, ma invece fa l'omino di burro, quello che guida il carro e porta i bambini nel Paese dei balocchi». «Da oggi Giorgia Meloni ha perso la faccia l'onore e la dignità, non può più parlare di immigrazione e sicurezza», è l'attacco di Renzi, sempre più ariete del campo largo. Il Pd, invece, ricorre ai cartelli. Alla Camera ne mostra uno con la scritta «Giorgia Meloni patriota in fuga» e dei conigli disegnati sopra. Immagine che richiama il gioco di parole di Schlein, che alla Camera chiama Meloni «presidente del coniglio». A Palazzo Madama, invece, i dem fanno vedere foto di prigionieri del carcere libico di Mitiga. Stessa iniziativa, alla Camera, intrapresa dai deputati di Avs.
Conte, invece, sceglie di sventolare l'avviso di garanzia che aveva ricevuto lui e attacca: «Ministro Nordio lei è stato scandaloso, lei non è stato il difensore di Almasri, peggio: è stato il giudice assolutore e se fossimo in un'aula di giurisprudenza lei si dovrebbe vergognare». «La procura ha mandato anche a me l'avviso di persona indagata, è una semplice informazione ma non ho mai detto una parola», incalza ancora. Mentre, per Schlein, «Meloni non può pensare di cavarsela con video e dirette social: non deve spiegare ai suoi followers, ma all'Italia».
«La nostra credibilità internazionale è stata sfregiata dalla vostra scelta, oggi rivendicata, di riaccompagnare a casa un torturatore libico», insiste. Fratoianni parla della vicenda Almasri come di «un'onta di infamia sulla storia delle istituzioni di questo Paese». Ma è il M5s che vuole intestarsi tutta la battaglia grazie all'ostruzionismo.
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