Sirena, pop e cowboy Una donna, mille volti

In passerella gli stili più vari Iperfemminile Chiara Boni col tessuto che esalta le curve

diNew York Per Jeremy Scott dev'essere un po' sirena, un po' cowboy e molto pop. Thom Brown la vuole androgina, austera, zitella nell'anima anche se poi ha un fidanzato che la porta a spasso e non fa una piega davanti alla sua borsa a forma di bassotto con le ruote. Zac Posen, invece, decide di farla somigliare a Elizabeth Nyabongo Bagaaya Del Toro: principessa, avvocato, attrice, modella, ministro degli esteri sotto Idi Amin, ambasciatrice dell'Uganda in Germania e amica di Jackie Kennedy. I designer che in questi giorni stanno presentando le collezioni del prossimo inverno sulle passerelle di New York hanno un'idea di donna talmente varia ed eventuale che c'è di che preoccuparsi. Per fortuna ci sono anche stiliste come Chiara Boni e Tory Burch che fanno abiti per donne che vivono una vita reale e non si vestono solo per finire in una foto postata sui social media. Insomma la via femminile allo stile prevede un'alta dose di praticità che non toglie tutto il potere all'immagine, ma certo la circoscrive nei limiti del buon senso. Per esempio Chiara Boni ha basato il successo del suo brand, La Petite Robe, sull'uso di un solo tessuto: uno speciale jersey che si lava in lavatrice, non si stira, occupa poco posto in valigia e permette di costruire le strepitose forme couture che la stilista ama tanto come tutte le donne di buon gusto. Ebbene adesso quel magico materiale che tra l'altro contiene, solleva ed esalta le curve, diventa pelle ecologica grazie a una spalmatura in grado di modificare l'aspetto, non la struttura e soprattutto le funzioni. Il risultato è più grintoso e meno romantico del solito fermo restando i magnifici volant di Chiara che definiscono a volte lo scollo dell'abito monospalla e spesso le baschine dei fantastici tailleur con gonna dritta a matita. Accanto a questa sensazionale novità una carrellata di belle proposte a cominciare dai colori: tutte le sfumature del vino rosso, il nero e un nuovo punto di azzurro galattico. Da segnalare i nuovi accessori sempre in pendant con gli abiti: decolleté a punta, borse a mano e guanti oltre il gomito. Tory Burch parte da un film di Eric Rohmer, L'amore il pomeriggio, per costruire l'immagine che ama e conosce meglio: una ragazza americana di buona famiglia nella Francia degli anni Settanta dove continua a dedicarsi al suo sport favorito (l'equitazione) ma intanto impara le regole dell'eleganza e della sensualità. Il risultato è delizioso per via delle lunghezze ben giocate mentre la palette cromatica è saggiamente ritmata da blu, verdone e bordeaux. Thom Browne scrive un capitolo a parte sulle borse. Oltre al bassotto da portare al guinzaglio o al braccio, c'è la tracolla-balena e quella a forma di granchio in coccodrillo che dovrebbero completare l'immagine di una donna a passeggio per Washington Square in epoca vittoriana. Gli abiti sono rielaborazioni sartoriali al femminile dei classici modelli maschili. La cravatta diventa un cappellino scultura e i colletti inamidati del frac fanno da collana. La sfilata più assurda ed emozionante fra quelle viste finora a New York. Quella di Jeremy Scott è energia allo stato puro: ragazze come sirene issate sui camperos in plastica fluorescente. I ragazzi sono cow boy per mancanza di prove cui bisogna rubare il giubbotto, e i nuovi occhiali fatti in licenza da Italia Indipendent.

Con Zac Posen tutto è molto didascalico, pure troppo, ma le borse a secchiello con organizer ricamata e alcuni modelli a pannelli profilati di jais sono bellissimi. Certo dopo aver visto l'Africa dei Valentini (Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli) non c'è storia: Europa vince America 4 a 0.

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