Sospesa l'estradizione del boss Morabito

Dietrofront in extremis del Brasile: lo vogliono processare prima loro

Sospesa l'estradizione del boss Morabito

San Paolo. Per ora non sarà estradato in Italia dal Brasile, dove è detenuto da oltre un anno, il 55enne Rocco Morabito, nome di battaglia U Tamunga o, come lo chiamano nel paese del samba, il Re della cocaina. Il boss della 'ndrangheta è uno dei più importanti narcotrafficanti al mondo ricercati dall'Interpol ed è il secondo «most wanted» in Italia, essendo latitante da oltre 20 anni, preceduto solo dal capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, ricercato da 29 anni.

Morabito era prossimo all'estradizione dopo la decisione della Corte Suprema verdeoro, il 24 maggio scorso, e sarebbe dovuto arrivare a Roma nei prossimi giorni: mancava solo l'organizzazione della logistica per la consegna e della sicurezza del volo, oltre alla firma del presidente Jair Bolsonaro, formalità insomma. Adesso invece le cose si sono complicate perché, prima di riconsegnarcelo, è lo stesso Brasile a volerlo processare, sempre per narcotraffico. Le autorità di San Paolo contestano infatti a Morabito di avere trafficato droga fino a poche settimane prima rispetto al suo ultimo arresto, nel maggio del 2021, insieme al Primo comando della capitale (PCC) il maggiore cartello sudamericano con diramazioni anche in Europa e nelle Americhe. Il boss è indagato per narcotraffico nella Baixada Santista insieme ad altri quattro uomini, come rivelato con uno scoop dal seguitissimo programma della Tv Globo Fantástico, già domenica scorsa.

La sua estradizione è stata sospesa anche perché, come segnalato dalla Polizia Federale lo scorso 27 giugno, esiste un mandato di cattura nei suoi confronti emesso di recente nello stato di San Paolo. Dopo essere fuggito da un carcere di massima sicurezza dell'Uruguay nel giugno del 2019, Morabito era stato arrestato in Brasile nel maggio 2021 a João Pessoa, la capitale del Paraiba, nel nordest brasiliano, dove viveva con la falsa identità di Francisco Antonio Capeletto Souza. Da allora è rinchiuso nel carcere di Papuda, a Brasilia. Nel tentativo di evitare l'estradizione, avendo una figlia in Brasile il boss aveva chiesto rifugio a Bolsonaro, richiesta ovviamente respinta.

Adesso però il suo caso sta facendo discutere nel paese del samba, soprattutto perché il boss calabrese ha già dimostrato di essere un esperto in evasioni. Inoltre il suo caso è piuttosto insolito proprio perché, solo un mese fa, la Corte suprema del Brasile aveva dato l'ok finale alla sua estradizione in Italia.

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