Spagna, virus fuori controllo. È scontro Barcellona-Madrid

Altri 10mila contagi e 849 morti. La Catalogna: no ai malati di altre regioni. Bufera sul maxi ospedale

Spagna, virus fuori controllo. È scontro Barcellona-Madrid

È fuori controllo l'emergenza sanitaria in Spagna. L'epidemia non si arresta e il secondo Paese al mondo per contagiati e il primo per il record di morti, ora segna il record di infettati in sole 24 ore. Fanno rabbrividire i dati sui contagiati: in un giorno hanno sfiorato quota 10mila, dopo una discesa dei casi in cinque giorni. Lunedì erano 85.195, martedì 94.197. Nuovo balzo dei decessi: 849 persone in 24 ore e un totale di 8.189 in meno di quattro settimane. In terapia intensiva ci sono 5.607 pazienti, mente i guariti sono 19.259.

Continua la mancanza di posti letto negli ospedali spagnoli, soprattutto nelle due più popolose autonomie, Madrid e Catalogna. Nella capitale i pazienti di coronavirus si raggruppano in determinate aree dei nosocomi, spostando gli altri degenti, in attesa di convogliarli altrove. «La situazione nel mio all'ospedale La Princesa è complicatissima. A caccia di spazio, abbiamo trasformato in reparti di degenza aree abitualmente utilizzate per altro, ampliando l'area delle urgenze. Le uniche sale non utilizzate per il coronavirus sono le operatorie», racconta al Giornale il dottor Raffaele Carraro Casieri, vice-primario di Endocrinologia, in Spagna da venticinque anni. «Speriamo si cominci a notare presto il decongestionamento dei ricoveri grazie al mega-ospedale allestito nella fiera di Madrid». Tuttavia nel maxi ospedale ricavato da un padiglione dell'Ifema, la Fiera di Madrid, che già ne ha accolti 500, mancando le distanze di sicurezza tra i letti, i bagni e gli spogliatoi per i medici e i respiratori, secondo alcuni epidemiologi, c'è il rischio che il virus serpeggi con più forza e quel luogo, invece di guarire, diventi un cimitero.

Intanto le polemiche non si placano. «Ci sono stati ritardi cruciali nelle attuazioni e forse tentennamenti decisionali e la tempistica di certi provvedimenti che possono aver contribuito a un'evoluzione più drammatica dell'epidemia aggiunge il dottor Carraro - . Il punto è che se le autorità cinesi avessero avvisato con più anticipo, si sarebbe potuto circoscrivere con più efficacia il virus. Non dimentichiamo anche la responsabilità degli altri paesi, più o meno lenti nel reagire all'emergenza».

E non si ferma il campanilismo delle comunità, nemmeno con l'emergenza. La Catalogna, con gli ospedali di Barcellona al collasso, ha già fatto sapere che non accetterà alcun paziente da altre regioni. Nessuna cooperazione anche dai Paesi Baschi, terza regione per contagi e morti. Le Uci, unità d'emergenza, non si aiutano nemmeno col poco materiale sanitario. Soltanto la Galizia ha inviato 200 letti e 50 ventilatori polmonari a Madrid.

Intanto, dopo il decreto che congela l'economia spagnola fino all'11 aprile, permettendo soltanto alle aziende necessarie l'apertura, si stimano perdite di 15 miliardi di euro a settimana.

Il governo ordina lo stop agli sfratti, una moratoria sui prestiti personali e sulle bollette, e nuove forme di sussidi di disoccupazione: secondo le stime, a causa dell'inattività legata all'isolamento, sono già 2 milioni i disoccupati del coronavirus e a breve la Spagna potrebbe tornare ai numeri record della crisi del 2008. Ai lavoratori temporanei, i più colpiti, andrà un sussidio di 440 euro al mese.

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