Erano una trentina e avevano tutti il volto coperto. Sono arrivati alla porta d'ingresso dell'abitazione a Negrar, nel Veronese, dove sta scontando gli arresti domiciliari Davide Begalli, il pirata della strada che il 31 luglio scorso ha investito il 14enne Chris Obeng Abon, fuggendo senza prestare soccorso. Lì il gruppo, tutti adulti probabilmente di origine africana, ha cominciato a colpire la porta d'ingresso con pugni e sassi, minacciando il 39enne. Spunta anche qualche cellulare, utilizzato per fare dei video in quei concitati momenti. «Vieni fuori che ti ammazziamo» avrebbero detto gli aggressori sull'uscio.
Una «spedizione punitiva» ripresa interamente dalle telecamere del sistema di videosorveglianza intorno alle 18 di martedì e bloccata solo dall'intervento delle forze dell'ordine dopo l'allarme. Per il legale del 39enne che ha chiesto alle autorità misure di sorveglianza e di tutela maggiori per l'indagato e i suoi familiari - l'assalto alla casa sarebbe un effetto scatenato dalla «gogna mediatica» alla quale Begalli è stato sottoposto dall'opinione pubblica dopo aver ucciso la giovanissima promessa del calcio. «Ci sta la rabbia, ma quel gesto no. Ho un figlio minorenne e adesso ho paura: anche noi abbiamo la vita rovinata», ha detto ieri Silvia Beltrami, compagna dell'uomo arrestato.
L'investitore, intanto, continua a difendersi e a negare di essere fuggito senza prestare soccorso: «Stavo cambiando la stazione radio, credevo di aver preso un palo», avrebbe detto alla gip ripercorrendo gli istanti dell'incidente di quella tragica sera. E in questo punto del racconto sta il nodo della vicenda: se l'artigiano edile si fosse fermato per aiutare Chris - hanno spiegato i medici dell'ospedale di Borgo Trento il ragazzino avrebbe potuto essere salvato. Invece arrivò in ospedale due ore dopo l'incidente e i tentativi disperati dei medici furono vani. Secondo il gip, però, è impossibile che quella sera il 39enne non avesse visto Chris: «Begalli ha mostrato spregio della vita umana e dovrà restare ai domiciliari per evitare che possa tornare alla guida». Ora, però, i riflettori sono tutti puntati sul tentativo di raid punitivo delle scorse ore e, stando alle cronache, il caso di Verona non è un'eccezione.
Solo una settimana fa la legale d'ufficio di Zakaria Atquaoui, il 23enne che ha confessato di aver ammazzato la ex fidanzata Sofia Castelli a Cologno Monzese, ha denunciato di essere stata minacciata e invitata a non accettare l'incarico di difensore dell'omicida.
Cambiano le città ma non i tentativi di giustizia fai-da-te: a fine luglio a Roma addirittura un centinaio di ragazzini, tutti tra i 15 e i 18 anni, violarono i sigilli alla casa dell'assassino di Michelle Causo, che, dopo essere stata uccisa è stata abbandonata accanto a un cassonetto dei rifiuti nel quartiere Primavalle. Dopo aver sfondato il portone della palazzina e danneggiato l'appartamento dell'omicida, la carica dei 100 è stata denunciata.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.