«Federalberghi ha 27mila aziende associate: al momento neanche una ha ricevuto un solo euro». A tracciare il desolante bilancio è Alessandro Nucara, il direttore generale di Federalberghi, che dribbla le polemiche: «Non mi permetto di dire che finora non siano stati fatti provvedimenti, ma registro la disperazione delle imprese e auspico che ora le aspettative create vengano soddisfatte».
In realtà, a marzo si decise di dare la priorità alle esigenze dei lavoratori e della Sanità, per cui furono approvati ordini del giorno sia di maggioranza che di minoranza per impegnare il governo a intervenire sul settore Turismo con un nuovo decreto. Nel Cura Italia c'era solo la previsione di voucher per rimborsare le prenotazioni cancellate causa Covid-19 e un rinvio per il versamento Iva, reso peraltro abbastanza marginale dal fatto che solo il 2% delle imprese ricettive aveva qualcosa da fatturare. I provvedimenti successivi per garantire la liquidità a tutte le imprese non turistiche, sono rimasti sulla carta. Con una beffa aggiuntiva per i property manager, cioè le aziende che gestiscono gli affitti brevi di centinaia di appartamenti: «Il governo -spiega Marco Celani, ad di Italianway, il più grosso player nazionale del settore- ha previsto la sospensione dei contributi per le imprese turistico ricettive, ma i property manager non lavorano sotto un unico codice Ateco che le identifichi in modo preciso ed inoltre l'Inps ha adottato criteri molto restrittivi nell'ammissione, escludendo la maggior parte degli operatori così come molti alberghi che usano codici come gestori immobiliari». La categoria abbandonata finora ha dovuto finora arrangiarsi, tanto che 150 imprenditori più piccoli si sono rivolti per informazioni e orientamento alla «unità di crisi» di Italianway.
Il Turismo, che produce il 13 per cento del Pil italiano, ora preme per un provvedimento ad hoc. L'assessore lombardo Lara Magoni la scorsa settimana ha scritto al ministro Dario Franceschini chiedendo di attivarsi per un coordinamento nella promozione territoriale in vista della riapertura e per ottenere dall'Europa un apposito fondo per le imprese del settore. Franceschini ieri ha incontrato tutti gli assessori regionali al Turismo d'Italia e nel comunicato finale ha citato la proposta del fondo europeo. Ma al centro dell'incontro c'è stata anche l'idea del bonus vacanza. Sarà un incentivo per trascorrere le ferie in Italia, ma non è ancora deciso se sarà un bonus fiscale. Ci sarebbe già pronto il modello dei buoni vacanza del governo Berlusconi, ma il ministero esita. «Va evitato assolutamente -dice Nucara- che una parte del bonus per le aziende italiane finisca a siti stranieri per le prenotazioni».
Franceschini ha promesso un provvedimento specifico per il settore ma il tempo stringe e le Regioni premono. Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo hanno dato l'ok a preparare gli stabilimenti ma mancano linee guida su distanze e bagni in mare. Oltretutto nel «team Colao» che deve organizzare la fase 2 salta all'occhio una clamorosa dimenticanza: ci sono giuristi, manager, economisti ma nessun esperto di turismo.
C'è poi la questione fiscale. Tanti i nodi irrisolti, a partire dagli albergatori che gestiscono strutture prese in affitto e continuano a pagare anche se non lavorano. Ai Comuni poi, verranno a mancare le risorse della tassa di soggiorno.
E nei prossimi mesi le strutture ricettive dovranno pagare quasi mezzo miliardo di Imu e altrettanto di tassa per la raccolta di una spazzatura che non viene prodotta. «C'è il rischio -conclude Nucara- di costringere gli imprenditori a indebitarsi per pagare le tasse».
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