Spunta il maestro di Conte tra i consulenti di Condotte

Il giurista vicino all'ex premier era uno dei collaboratori. La scure di Urso: "Sistema perverso di relazioni"

Spunta il maestro di Conte tra i consulenti di Condotte

I Commissari. E i consulenti. I Commissari che per le loro prestazioni hanno chiesto ad Adolfo Urso la stratosferica cifra di 34 milioni, provocando le ire del ministro. Che però, nel rispondere all'interrogazione della deputata 5 Stelle Emma Pavanelli, ha aperto un secondo fronte, scegliendo parole molto dure per denunciare la pioggia di collaborazioni caduta sugli uffici di Condotte. Condotte è il colosso dell'ingegneria e delle costruzioni finito nell'orbita del ministero in seguito ad un grave stato di crisi. «Ciò che si registra con assoluta chiarezza - afferma Urso - è che gli incarichi professionali conferiti nel corso degli anni dai Commissari, in particolare ad alcuni studi legali, sono numerosissimi e prevedono onorari molto rilevanti, con compensi pattuiti per 900 mila euro per singolo incarico».

Un pentolone scoperchiato dai Commissari liquidatori che hanno preso il posto dei precedenti Commissari straordinari - Giovanni Bruno, Matteo Uggetti, Gianluca Piredda - ora in guerra con il ministero.

I nuovi Commissari hanno pubblicato sul sito i nomi dei consulenti che prima, almeno in parte, erano rimasti nell'ombra, e stanno provando a mettere in fila tutti gli incarichi. Difficile raccapezzarsi fra decine di consulenze, magari pensate inizialmente per un periodo limitato e poi prorogate nel tempo, di anno in anno. Siamo, grossomodo, nella stagione che va dal 2018 al 2024, quando il ministro di riferimento è un 5 Stelle: prima Luigi Di Maio, che nomina con un sorteggio definito «strano» dal Fatto Quotidiano Uggetti e Bruno, poi Stefano Patuanelli, una delle figure più in vista del mondo grillino. Sono i Commissari a convocare gli esperti, combinando diverse modalità di reclutamento.

Coincidenza, nell'elenco sterminato dei collaboratori salta fuori qualche nome che richiama la storia del Movimento oggi guidato da Giuseppe Conte. Ecco, per esempio l'avvocato Guido Alpa, maestro di diritto, vicino di studio di Conte con cui ha scritto un libro a quattro mani. Il luminare viene ingaggiato per l'assistenza legale a Condotte «in relazione all'operazione con Rete Ferroviaria Italiana» e il compenso prevede «una parte fissa di 38 mila euro, oltre allo 0,5 per cento delle somme ricavate dall'accordo. Il tutto comunque - viene specificato - entro un massimo di 138 mila euro». L'autorizzazione del Comitato di sorveglianza è del 12 novembre 2019 e la previsione è di andare avanti fino alla fine del 2020.

Altra figura già finita sui giornali è quella dell'avvocato Luca Di Donna, chiamato da Condotte per due anni a partire dal 2 febbraio 2021. La retribuzione, fissa, è pari a 15 mila euro, non molto, ma a questo compenso si devono aggiungere altre voci ed eventuali proroghe. Insomma, i conteggi finali, per lui come per tutti gli altri, sono ancora in corso.

Certo, Di Donna è forse meno noto di Alpa, ma ha coltivato, almeno in parte, gli stessi ambienti. Nel 2021, come racconta Libero, viene indagato per traffico di influenze e congela la propria posizione nella Commissione Antimafia, nelle mani in quel periodo dal grillino Nicola Morra, quello a cui Davigo (che smentisce) aveva fatto vedere sulle scale i verbali dell'avvocato Piero Amara, passatigli dal pm di Milano Paolo Storari. Ma a chiamare Di Donna a San Macuto non è lui, bensì l'onorevole Paolo Lattanzio, discepolo grillino convertitosi poi, strada facendo, al verbo del Pd. «Non lo conoscevo di persona - spiegava all'epoca Lattanzio - semplicemente è uno dei top come docente universitario su questi temi», esperto di diritto societario, bancario, fallimentare, «ha un curriculum da paura, quindi è stato uno dei nomi che abbiamo fatto».

Eccolo, a bordo dell'Antimafia, come di Condotte. E Conte? «In passato lo frequentavo - queste le sue parole raccolte nel 2021 da Libero- ma da quando sono diventato premier non lo frequento più. Non so nulla - aggiunge il leader 5 Stelle- della sua successiva attività professionale e sono assolutamente all'oscuro di eventuali fatti che sono oggetto di inchiesta».

Ancora, scorrendo la lista, salta fuori un altro nome di peso, non collegabile ovviamente con i 5 Stelle: quello dell'avvocato Domenico Ielo, professionista di indiscusso valore e fratello del Procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, uno dei più noti magistrati italiani sin dai tempi in cui era nel Pool Mani Pulite.

Ielo viene autorizzato il 27 dicembre 2018 insieme ad altri legali con cui spartire il «corrispettivo di 265 mila euro il primo anno, con progressive riduzioni del 15 per cento in caso di rinnovo per anni successivi». Insomma, incroci e suggestioni, storie diverse che si sfiorano. Nel 2024 Bruno, uno dei Commissari revocati, quello che secondo Urso lo registrava di nascosto nelle riunioni, passa al contrattacco e presenta un esposto: la procura di Roma si mette in moto, apre un'indagine e, secondo il quotidiano Domani, iscrive almeno due persone nel registro degli indagati. Per la cronaca anche Bruno è stato allievo e assistente di Alpa, poi chiamato al capezzale di Condotte.

Intrecci su

intrecci. «Il governo - punta il dito Urso rispondendo a Pavanelli - vuole combattere il perverso sistema di relazioni e di scambi che spesso configura una ragnatela di ombre e coperture». Le verifiche sono ancora in corso.

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