Stabilità, è scontro L'ira dei sindaci: «Misure insostenibili»

RomaAll'incontro con i sindacati sulla legge di Stabilità Matteo Renzi non si presenta. Li fa ricevere al ministero del Lavoro, senza affidare ai ministri presenti il mandato a negoziare. I sindaci, invece, li vede a Palazzo Chigi. Partecipa alla riunione. Garantisce una tassa locale. E Graziano Delrio assicura che le controversie verranno appianate da un tavolo tecnico.

Trilussa scriveva in Ninna nanna della Guerra : «So' cuggini, e fra parenti nun se fanno complimenti!». D'altra parte, prima dell'esperienza di governo, Renzi era dall'altra parte del tavolo. Era un sindaco. Come quelli che riceve nella Sala Verde di Chigi.

E se i sindacati si erano fatti precedere da dichiarazioni bellicose - sciopero generale - i sindaci non erano stati da meno. In un ordine del giorno votato dall'assemblea che ha preceduto l'incontro, avevano scritto: «I sindaci neo eletti presidenti di Provincia e gli amministratori provinciali, analizzata la legge di Stabilità 2015, ritengono che non sia possibile garantire i servizi essenziali ai cittadini in capo alle Province e alle Città metropolitane».

E Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci, aveva rincarato la dose. «La legge di Stabilità non pesa sui Comuni 1,2 miliardi - come scritto dal governo - ma 3,7 miliardi».

Al termine dell'incontro il clima cambia radicalmente. Prima di tutto perché - come annuncia Fassino - la prossima settimana ci sarà un nuovo incontro governo-sindaci, preceduto da un tavolo tecnico che dovrà appianare e chiarire se i tagli ammontano a 1,2 od a 3,6 miliardi. Eppoi perché Delrio dice la parola magica. «Nella stesura finale della legge di Stabilità - anticipa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - abbiamo garantito che i Comuni avranno autonomia fiscale ed organizzativa». Insomma, per attenuare i tagli alla spesa, i Comuni potranno agire sulla leva fiscale. Cioè, alzare le tasse.

Di fronte a questa prospettiva, i Comuni - al termine dell'incontro - ribadiscono la propria «disponibilità al dialogo» con il governo. E, nella sostanza, anticipo l'apertura di un negoziato che si tradurrà in un emendamento del governo alla legge di Stabilità.

E da buon negoziatore, Fassino alza sul prezzo. Con la legge di Stabilità ci sono seri problemi di sostenibilità dei bilanci dei Comuni, dice. «Non potremo garantire i servizi». E chiede lo sblocco dei fondi per i trasporti urbani. Sblocco che era presente nella prima versione della manovra, ma che poi è scomparso dal testo finale.

Durante l'incontro con gli ex colleghi, Renzi tiene fermo un punto: fare chiarezza sulle società partecipate. La spending review di Cottarelli non era nemmeno riuscita a censirle tutte. Il presidente del Consiglio poi assicura che il governo «ha iniziato ad aggredire la spesa centrale». E garantisce che presto verranno messe on line le spese dei ministeri.

Graziano Delrio sottolinea, comunque, che «il contributo chiesto ai comuni è proporzionale e sopportabile rispetto alla riforma complessiva del bilancio dello Stato, visto che tagliamo le tasse per 18 miliardi».

Una formula, quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che presto passerà all'esame del

servizio bilancio della Camera. Gli economisti di Montecitorio sembrerebbero un po' perplessi sull'ammontare dei valori in campo. Sia per quanto riguarda il bonus degli 80 euro. Sia per l'alleggerimento dell'Irap per le imprese.

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