Stangata Green Deal. Un salasso annuale da quasi 3mila euro per ogni contribuente

Il Piano Ursula per la transizione climatica peserà sulle tasche degli italiani fino al 2050

Stangata Green Deal. Un salasso annuale da quasi 3mila euro per ogni contribuente
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Il secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea inizia con un'ingombrante ombra verde. Ingombrante soprattutto considerando i costi associati al Green Deal europeo, ossia la strategia dell'Unione Europea volta a pervenire alla «neutralità climatica» entro il 2050.

Il piano si presenta come un'impresa colossale, i cui costi andranno ben oltre le stime iniziali del 2019 che parlavano di circa 1.000 miliardi di euro all'anno per i prossimi 30 anni. Le previsioni più recenti indicano cifre decisamente più elevate. Bruxelles stima che l'implementazione del Green Deal necessiterà di investimenti annui dell'ordine di circa 1.285 miliardi all'anno, pari all'8% del Pil europeo. Le risorse da mettere in campo saliranno a 1.500-1.600 miliardi annui tra il 2031 ed il 2050. Un rapporto dell'Institut Rousseau, think tank francese, indica un conto salato di circa 40mila miliardi di euro da qui alla metà del secolo per decarbonizzare l'economia europea, una somma pari al 10% dell'intero Pil del blocco e pari a 1.520 miliardi ogni anno. Considerando che il nostro Paese è il terzo contributore Ue con circa il 12% delle risorse, il salasso teorico è di quasi 3mila euro l'anno per ognuno dei 42 milioni di contribuenti italiani. Fatto salvo che parte dei costi potranno essere coperti da investimenti privati.

TRANSIZIONE GREEN

Per l'Italia, l'ordine di grandezza degli investimenti necessari alla transizione green è stimato in 118 miliardi l'anno stando a quanto indicato dal Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (Pniec). Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, intervistato dal Giornale, ha avvertito come una transizione green a marce forzate, a partire dal taglio delle emissioni di CO2 del 90% al 2040, rischia di penalizzare ulteriormente la competitività delle imprese, già impegnate ad affrontare un processo di decarbonizzazione che solo all'Italia costerà circa 1.100 miliardi nei prossimi dieci anni.

STOP AUTO A BENZINA

L'impatto della transizione green sui settori produttivi, se mal gestita, potrebbe comportare la chiusura di stabilimenti e la perdita di posti di lavoro. Il settore dell'automotive, ad esempio, rappresenta circa il 6% del pil italiano e impiega direttamente o indirettamente oltre un milione di lavoratori. La direttiva Ue prevede lo stop alla produzione e alla vendita di vetture dotate di motori endotermici, quelli insomma a combustione, alimentati a benzina, diesel o gasolio. Se così sarà, il rischio più che concreto, come sottolineato dallo stesso Orsini, è che centinaia di migliaia di persone nel nostro Paese rimangano senza lavoro.

Quantificare i costi dello stop alle auto termiche non è facile, ma uno studio dell'Acea, l'associazione europea dei costruttori di auto, indica in totali 3.500 miliardi di euro il costo totale per la transizione verso veicoli a emissioni zero. Di questi, circa 2.000 miliardi sarebbero a carico degli automobilisti tra maggiori costi dell'auto, costi per le infrastrutture di ricarica. L'Acea stima un 20-30% medio di maggior costo delle auto elettriche/ibride rispetto alle auto a benzina e diesel.

CASE GREEN

C'è poi la direttiva Case Green, che introduce una roadmap a tappe forzate per la riqualificazione energetica degli edifici. Tra gli obblighi più stringenti spicca il divieto, a partire dal 2040, di installare caldaie a gas. La direttiva demanda agli Stati membri la predisposizione di finanziamenti e misure di sostegno al fine di realizzare gli investimenti necessari per trasformare il loro parco immobiliare in edifici a emissioni zero entro il 2050. Deloitte stima, in base ai dati Istat, un conto molto salato tra gli 800 e i 1.000 miliardi di euro, ossia circa quattro Pnrr. L'Italia paga l'alta percentuale di immobili in classe energetica F e G, pari al 63% del totale (45% in Germania, 21% in Francia). Se andiamo a guardare il costo per singola abitazione, le stime diffuse dal Codacons parlano di un range tra 35mila e 60mila euro per adeguare gli edifici.

«Senza adeguati incentivi europei, molte famiglie potrebbero non essere in grado di sostenere tali spese, causando un impatto negativo sui consumi e, di conseguenza, sull'economia», spiega il Centro Studi di

Unimpresa ricordando anche lo spettro del Superbonus 110% che, pur avendo avuto effetti positivi sul settore delle costruzioni, ha creato una significativa voragine nei conti pubblici, stimata in oltre 10 miliardi di euro.

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