"Stop all'escalation". Usa e Onu irritano l'Ucraina

La furia di Podolyak: "Non ricordo che Guterres abbia condannato il terrore russo"

"Stop all'escalation". Usa e Onu irritano l'Ucraina
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I recenti attacchi ucraini alle infrastrutture petrolifere russe stanno mettendo in allarme Washington e le altre potenze europee, mentre l'invito dell'Onu a evitare un'escalation scatena la risposta stizzita di Kiev. Dopo l'offensiva ucraina di venerdì sul porto di Novorossiyrsk, a cui nella notte è seguito l'attacco alla petroliera russa Sig in Crimea, il Financial Times sottolinea che tali manovre sono guardate con preoccupazione dagli Usa e da altre capitali dell'Occidente per le eventuali conseguenze sul mercato globale del greggio. I due episodi seguono «una serie di attacchi russi alle infrastrutture ucraine per l'esportazione di grano nelle ultime settimane, sollevando lo spettro di un'escalation di rappresaglie con i due Paesi che si prendono di mira reciprocamente le principali fonti di reddito da esportazione», scrive il quotidiano. Precisando che «mentre gli Stati Uniti hanno ampiamente tollerato gli attacchi ucraini sul territorio russo, a condizione che non vengano utilizzate armi fornite dall'Occidente, è probabile che l'attacco alle infrastrutture per l'esportazione del petrolio causi preoccupazione alla Casa Bianca e in altre capitali europee».

Gli Usa hanno guidato la spinta a mantenere il petrolio russo sul mercato per evitare che i prezzi globali aumentino e danneggino l'economia mondiale, e «l'amministrazione Biden vuole che i prezzi dei carburanti rimangano stabili in vista delle elezioni del prossimo anno», scrive ancora il Ft. Novorossiyrsk è il principale porto petrolifero russo sul Mar Nero, ed esporta circa 600mila barili al giorno, ma è anche il principale punto di esportazione del petrolio dal Kazakistan, dove termina la linea da 1,2 milioni di barili al giorno del Caspian Pipeline Consortium. «Tutto ciò che rischia di ridurre l'offerta di greggio russo al mercato non sarà accolto favorevolmente dalla Casa Bianca», afferma Helima Croft, ex analista Cia che gestisce la ricerca sulle materie prime presso Rbc Capital Markets. La quale rivela poi che uno dei timori di Washington era che il sostegno occidentale all'Ucraina sarebbe stato più difficile da sostenere se ci fosse stata una crisi energetica più ampia. Il ministero della Difesa russo, intanto, fa sapere che «l'esercito ucraino ha tentato di attaccare la base navale di Novorossiyrsk con due imbarcazioni senza equipaggio» ma le forze di Mosca hanno respinto i blitz.

In seguito agli ultimi avvenimenti, le Nazioni Unite hanno lanciato un appello ad evitare un'ulteriore escalation. L'ufficio del segretario generale Antonio Guterres ha detto alla Tass che «l'Onu non è in grado di confermare le informazioni, ma ribadiamo con forza il nostro invito a tutte le parti interessate ad astenersi da qualsiasi retorica o azione che possa intensificare ulteriormente il conflitto». Parole che hanno scatenato la reazione piccata di Kiev. «Non ricordo se il segretario generale Onu abbia parlato dell'inammissibilità dell'escalation quando la Russia ha attaccato i porti ucraini di Odessa e sul Danubio - ha scritto su Twitter Mykhaylo Podolyak, consigliere di Zelensky -. Non ricordo se Guterres se ne sia uscito con una dichiarazione contro il terrore russo delle città pacifiche. Invece, quando l'Ucraina reagisce efficacemente, numerosi avvocati del diavolo chiedono un immediato cessate il fuoco e di fermare l'escalation. Così è come sembra che funzionino il diritto internazionale e il diritto all'autodifesa? - continua Podolyak -.

È questo l'aspetto dell'ordine di sicurezza globale agli occhi delle Nazioni Unite? Con un aggressore che conduce una guerra genocida alla presidenza del Consiglio di Sicurezza e la costante persuasione a non resistere?».

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