Inchiesta Genova, Giovanni Toti si è dimesso da presidente della Liguria

Giovanni Toti ha rassegnato le proprie dimissioni da presidente della Regione Liguria: si trova ai domiciliari dallo scorso 7 maggio con l'accusa di corruzione

Inchiesta Genova, Giovanni Toti si è dimesso da presidente della Liguria
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Il governatore Giovanni Toti ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico. Con una lettera depositata questa mattina, il presidente della Regione ha formalizzato ciò che da alcuni giorni aleggiava negli ambienti politici. Toti da 80 giorni si trova agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione. A consegnare la lettera all'ufficio protocollo della Regione Liguria è stato l'assessore Giacomo Raul Giampedrone, delegato dallo stesso governatore. Ora si mette in moto la macchina burocratica, che prevede le nuove elezioni per la Regione entro 90 giorni.

Con le dimissioni rassegnate, l'avvocato di Toti avanzerà una nuova istanza di revoca delle misure cautelari ai domiciliari, in quanto cade uno dei presupposti che hanno limitato la libertà dell'ex governatore, il ruolo pubblico, il che favorirebbe il ritorno alla libertà. L'avvocato Stefano Savi ha affermato che "L'immediato (giudizio, ndr) è auspicabile perché significa un processo in tempi brevi e in questo caso è meglio affrontarlo subito piuttosto che aspettarlo per anni, con tutte le conseguenze che ne derivano". Il difensore punta a dimostrare che intorno a questi fatti contestati "si muovevano interessi pubblici e non di un singolo soggetto come sostiene l'accusa".

La lettera di dimissioni

"Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da Presidente della Giunta Regionale della Liguria", si legge nella lettera. "Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro", scrive ancora l'ex presidente, sottolineando di aver chiesto che il contenuto della missiva venisse reso pubblico. "Oggi sento come necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica", prosegue l'ex governatore nella sua lettera. "Lascio una Regione in ordine. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio regionale di approvare l'assestamento di bilancio e il rendiconto, fondamentali per la gestione dell'ente", conclude Toti.

Le reazioni politiche

Le prime avvisaglie si erano cominciate a registrare già nella giornata di ieri, quando il gruppo politico di Toti in Regione ha cambiato nome passando da "Cambiamo con Toti presidente" a "Lista Toti Liguria". Lo staff ha giustificato il cambiamento spiegando che si tratta di una "questione tecnica" legata al fatto che "Cambiamo!", il movimento politico fondato da Toti nel 2019 e confluito in Italia al Centro nel 2022, non esiste più. "In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista", si legge in una nota della Lega.

"Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un Governatore attraverso l'imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto", ha dichiarato Carlo Calenda, presidente di Azione, una volta circolata la notizia delle dimissioni. "Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana", ha concluso Calenda.

Ancora nella giornata di ieri, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, auspicava che il Toti rimanesse al suo posto, sottolineando e ricordando che "la magistratura è indipendente e sovrana.

Allo stesso tempo devono esserlo la politica e l'amministrazione". Per questo motivo, "e una persona è stata eletta dal popolo può essere rimossa dalla carica solo dal popolo e non da un'indagine giudiziaria".

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