Stop al gasdotto: Tap appesa al Tar

I giudici amministrativi accolgono il ricorso della Regione. I lavori slittano ancora

Bepi Castellaneta

Lecce Il gasdotto può attendere. Almeno sarà così fino al 19 aprile: giorno fissato per la discussione dinanzi ai giudici in camera di consiglio.

Il Tar del Lazio ha infatti accolto il ricorso della Regione Puglia e ha emesso un decreto che sospende le comunicazioni con cui il ministero dell'Ambiente dichiara rispettata la prescrizione A44, vale a dire quella riguardante il reimpianto degli ulivi rimossi. Insomma, rimane il fatto che le opere necessarie a realizzare l'impianto destinato a traghettare in Europa il gas proveniente dall'Azerbaijan non possono andare avanti.

Proseguono invece le proteste contro il taglio degli alberi che vengono stoccati in una masseria là vicino: a San Foca, contrada San Basilio, territorio di Melendugno, lo spicchio di Salento individuato per l'approdo Tap, l'altra notte è stata completamente divelta la recinzione attorno a una parte del cantiere mentre le strade di accesso che attraversano questa fetta di campagna della provincia di Lecce sono state sbarrate: i tipici muretti a secco, candidati a patrimonio dell'Unesco, sono stati distrutti pezzo dopo pezzo, e le pietre sono state utilizzate per formare barricate insieme a pezzi di metalli e pile di pneumatici. Sono solo gli ultimi di una serie di atti di sabotaggio su cui Tap ha presentato diverse denunce.

La sospensione decretata dal Consiglio di Stato è stata annunciata dalla Regione Puglia. Che vince la sua prima battaglia giudiziaria sulla vicenda ulivi dopo una doppia batosta: quella dinanzi al Consiglio di Stato, che ha dichiarato regolare la procedura seguita dalla multinazionale e quella davanti alla Corte costituzionale, che ha bocciato la legge regionale messa a punto per arginare la peste degli ulivi (la Xylella fastidiosa) proprio perché rischia di pregiudicare la nuova infrastruttura.

Questa volta il Tar del Lazio ha invece accolto la linea della giunta, ma ha fissato alcuni punti fermi tutt'altro che trascurabili.

Nel provvedimento infatti il presidente, Gabriella De Michele, scrive che «la questione sottoposta a giudizio investe notevoli

interessi pubblici» visto che si tratta di un'opera «di importanza strategica nazionale le cui modalità di realizzazione debbono ritenersi definitivamente approvate, ma con puntuali misure di mitigazione dell'impatto ambientale».

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