Se c'è un settore che non è andato mai in crisi è quello della produzione normativa e, naturalmente, la fabbrica delle norme fiscali è una delle più produttive. Leggi e decreti-legge, norme nazionali ed europee, provvedimenti attuativi e chiarimenti fanno vivere gli operatori del settore e i contribuenti in un ginepraio di regole in cui districarsi, con in più la spada di Damocle delle sanzioni. Per questo, nell'incertezza, sovente i contribuenti assolvono gli obblighi tributari con un approccio rassegnato, magari pagando più del dovuto pur di non incorrere in sanzioni. Il che non è sicuramente indice di civiltà giuridica dello Stato, ed è per questo uno degli obiettivi della riforma fiscale promossa dal governo Meloni e messa a terra con caparbio tempismo dal viceministro Maurizio Leo, riguarda la codificazione della normativa fiscale e cioè il riordino della miriade di disposizioni (oltre 3000) che negli ultimi decenni hanno interessato il sistema tributario italiano.
A prima vista sembrerebbe una riforma per addetti ai lavori, dato che vengono riscritte le norme fiscali senza apportare modificazioni sostanziali (non si mutano, cioè, le basi imponibili o le aliquote di tassazione, ovvero non si eliminano o aggiungono imposte), ma in verità si stanno ponendo le basi per raggiungere il miraggio di una normativa chiara e che punti alla certezza del diritto. A tale scopo, presso l'Agenzia delle Entrate è stata istituita una task force di 43 funzionari che in dodici mesi hanno effettuato un lavoro ciclopico di individuazione delle norme tributarie vigenti e una riorganizzazione delle stesse in nove Testi unici e, cioè, in raccolte tematiche su determinate materie (Imposte sui redditi, Iva, Agevolazioni, eccetera). Con i nove Testi unici vengono espressamente abrogate circa 750 disposizioni normative a loro volta composte da uno o più articoli, con l'effetto che le abrogazioni riguardano migliaia di norme. Proprio in questi giorni le bozze dei Testi unici sono state pubblicate «in consultazione» (sito Agenzia delle Entrate) per essere oggetto di proposte di modifica da parte di accademici, professionisti e contribuenti fino al 13 maggio; dopodiché verranno approvati dal governo nella versione definitiva.
Quella dei Testi unici è, tuttavia, solo una tappa intermedia della Riforma Fiscale perché il vero ambizioso obiettivo finale di Leo è di approdare al Codice di diritto tributario e cioè ad una raccolta ordinata delle disposizioni fiscali organizzata in due parti: quella generale, sugli istituti comuni; la parte speciale, sui singoli tributi. Il Codice dovrebbe entrare in vigore entro due anni. In futuro quindi si avrà un unico Codice tributario che, in linea con la migliore prassi internazionale, costituirà la fonte di riferimento per famiglie, imprese e operatori del settore per assolvere agli obblighi fiscali in un clima di maggiore serenità.
La Riforma che gli italiani attendevano da 50 anni è dunque in cammino e, viste le premesse, auspicabilmente verrà portata a termine nei tempi prescritti. Non dovrà tuttavia essere vanificato dal perpetrarsi di un sistema di normazione tributaria segnato da una schizofrenica rincorsa al gettito con norme estemporanee, spesso non coordinate e operanti al di fuori dei testi di riferimento.
La riforma della codificazione tributaria dovrà quindi essere seguita da un virtuoso metodo di normazione che dovrà tecnicamente operare all'interno - e non al di fuori - dei Testi unici e, in futuro, del Codice di diritto tributario, mantenendo comunque presenti i canoni della chiarezza delle norme fiscali che costituiscono la base di un sistema improntato alla correttezza dei rapporti fisco-contribuente, anche in un'ottica di maggiore attrattività del nostro Paese per gli investitori internazionali.
*Adjunct Professor Gsom
Politecnico di Milano
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