La strage di Erba fa saltare in aria la Procura generale di Milano. Come aveva ipotizzato il Giornale, dietro lo stallo sulla richiesta di revisione del processo per la mattanza dell'11 dicembre 2006, depositata il 31 marzo scorso, si nasconde una frizione tra il sostituto pg Cuno Tarfusser, autore della richiesta, e il Pg di Milano Francesca Nanni: galeotto il regolamento organizzativo che Tarfusser non avrebbe rispettato, ipotizzando il più clamoroso abbaglio giudiziario del Dopoguerra senza alcuna delega e senza avvisare il suo superiore, se non via mail qualche giorno prima. Ecco perché, qualche giorno dopo il deposito la Nanni ha chiesto al Pg di Cassazione Simone Perelli di aprire un procedimento disciplinare contro Tarfusser, che sarebbe già stato interrogato a Roma lo scorso 23 giugno. La notizia del Corriere circolava da giorni ma nessuno aveva voglia di confermarla. Il procedimento disciplinare ha «stoppato» la richiesta di revisione per oltre 100 giorni, ma le due questioni non sarebbero collegate. Sulla fondatezza deve decidere la Procura generale di Brescia, indipendentemente dall'eventuale violazione disciplinare che Tarfusser avrebbe commesso. Tanto che i legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi chiedono che la richiesta del pg venga celermente spedita a Brescia.
Ma il magistrato ha davvero violato «i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio» quando sostiene che quella condanna è figlia di una frode processuale? Davvero un documento assegna solo a Pg e Avvocatura «la facoltà di richiedere la revisione di sentenze»? Un cavillo vale più del diritto costituzionale a una revisione? «Attendo con grande serenità e fiducia l'esito, consapevole di non avere fatto che il mio dovere», spiega il sostituto pg. «Per il resto prendo atto come il problema della strage di Erba non sono più due persone da 17 anni all'ergastolo che hanno maturato una legittima aspettativa, ma sia diventato io che ho scoperto gravi criticità e nuovi elementi».
La posizione della Nanni è chiara: ha preso tempo per studiare la pratica, senza ostacolare affatto l'iter della richiesta di revisione. Secondo il Corriere la Pg prima di decidere aspetta la formale richiesta di revisione dei difensori, mentre l'atto di Tarfusser è «a titolo personale».
«Queste sono beghe tra toghe, non è lei a dover valutare la revisione», dicono invece Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, secondo cui «sarebbe gravissimo se la richiesta di revisione venisse sottratta alla valutazione della Corte d'Appello di Brescia». Il rischio è che passi il messaggio che prendere iniziative significhi rischiare il procedimento disciplinare, come se l'autonomia dei sostituti nell'ufficio più importante d'Italia fosse oltremodo compressa. Qualche giorno fa il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli aveva stigmatizzato proprio l'eccessivo dirigismo di alcuni uffici giudiziari, definito «offensivo innanzitutto per i magistrati».
Peraltro, gli stessi pm di Como bacchettati da Tarfusser nella richiesta di revisione avevano respinto al mittente le accuse di aver condizionato i due coniugi e il supertestimone, Mario Frigerio, decisivo con il suo riconoscimento seppure tardivo e pieno di contraddizioni. Forse per evitare altre frizioni, la Nanni non ha ancora speso nemmeno una parola rispetto all'attacco della Procura lariana contro il suo ufficio e contro l'ex vicepresidente della Corte penale internazionale dell'Aja da cui Como dipende attraverso un comunicato stampa che aveva stupito per la sua veemenza e la sua irritualità persino l'ex procuratore capo di Milano Bruti Liberati.
Il Guardasigilli Carlo Nordio, ancora infuriato per la
storiaccia dell'oligarca russo Artem Uss scappato dai domiciliari nonostante l'alert del ministero, rimane alla finestra. Come il Csm, che curiosamente era in visita agli uffici giudiziari meneghini solo l'altro ieri. Coincidenze?
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