L'asfalto, a dispetto di una notte gelida, è liquefatto, fuso; i guard rail appaiono come strisce d'alluminio spiegazzate e riappiccicate. Il cavalcavia della provinciale sotto al quale è avvenuto il tremendo rogo sull'autostrada A21, tra Brescia e Mamerbio, somiglia alla cima di un comignolo bruciato da vampate troppo violente. Ecco ciò che resta del terrore, dello schianto mortale e raccapricciante che l'altro ieri pomeriggio ha spezzato sei vite.
Di cinque non si conosce ancora, almeno ufficialmente, l'identità. Un'intera famiglia distrutta, tra loro due bambini, forse tre. È ormai certo che venissero dalla Francia, da una cittadina a sud di Parigi. Della Kia «Sportage», il piccolo suv sul quale viaggiavano, non è rimasta nemmeno una targa. I poliziotti della Stradale insieme con i colleghi della Scientifica arrivati in loro ausilio da Milano, sarebbero riusciti a risalire all'intestatario della vettura attraverso i numeri di immatricolazione ancora leggibili sui rottami inceneriti. «Credo che a breve riusciremo a identificare le cinque vittime che viaggiavano a bordo dell'auto», assicurava ieri mattina Barbara Barra, dirigente della Polizia stradale di Brescia. I test del Dna esguiti dai biologi sui miseri resti dei corpi potrebbero già aver fornito una risposta ma bisogna collaborare con i colleghi d'Oltralpe, trovare qualche parente con cui confrontarli. Fino a ieri all'ambasciata e al consolato di Francia in Italia- da quanto riferiscono fonti ufficiali- non erano arrivate domande su persone «scomparse». Almeno fino al pomeriggio di ieri.
Ma tutto cambia di ora in ora. Ha invece un nome, anche se la sua identità almeno fino in serata non è stata comunicata, l'autista del Tir che avrebbe causato la strage andando a tamponare la macchina e stritolandola contro l'autocisterna carica di gasolio esploso poco dopo l'impatto.
Si tratta di un italiano di origine macedone, residente in Piemonte. Stando alle prime ricostruzioni degli esperti pare che abbia frenato solo otto metri prima dell'impatto contro il suv francese. Gli investigatori sembrano convinti, la colpa del disastro sarebbe sua: «La causa dell'incidente è ascrivibile a una distrazione del conducente del mezzo pesante. Forse era distratto..», commenta ancora la comandante Barra. Ma anche lui è defunto, nessuno potrà mai ascoltare la sua versione. Già perché concausa dello schianto forse anche una manovra imprudente dell'auto dei francesi che, visto il rallentamento causato da un altro incidente più avanti, potrebbe aver cambiato corsia all'ultimo istante.
È sotto choc, frastornato e incredulo l'autista della cisterna scampato al disastro.
Lui abita a Trento, è uscito vivo senza alcuna ferita. Se non nell'anima: «Eravamo in movimento, sono stato tamponato e ho lasciato il tir in tempo», ha raccontato laconico agli inquirenti. La Procura di Brescia, con il pm Roberta Panico, intanto continua ad indagare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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