Strangola la moglie in casa. "Ho fatto un macello"

Spoleto: l'uomo ha tentato il suicidio

Strangola la moglie in casa. "Ho fatto un macello"
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Strangola la moglie, Laura Papadia, 36 anni, poi tenta di gettarsi da un ponte. «Ha ucciso la sua nuova compagna»: è una telefonata al 112 da Oristano, in Sardegna, a far scattare l'allarme. La donna al telefono, ex moglie del presunto omicida, ha parlato con lui. L'uomo, Gianluca Romita, 47 anni, le avrebbe detto di aver assassinato la donna e di volersi togliere la vita. Romita, 47 anni, pregiudicato, non dice dove sarebbe avvenuta la tragedia.

Gli agenti di polizia fanno irruzione in un alloggio a Marzocca, Senigallia, dove Romita ha vissuto con l'ex moglie e ha la residenza. In casa non c'è nessuno. A 150 chilometri di distanza, nel frattempo, arrivano decine di segnalazioni in commissariato. Un uomo minaccia di lanciarsi dal ponte delle Torri di Spoleto, 80 metri nel vuoto. Grida a tutti, l'aspirante suicida, che ha appena ammazzato la moglie Laura e vuole farla finita («Ho fatto un macello»). Inizia una trattativa con gli agenti mentre le volanti disponibili si precipitano al quarto piano della Rocca dei Perugini, in via di Porta Fuga, pieno centro storico della cittadina umbra dove Romita ha una seconda casa. È qui che da tempo la Papadia, originaria di Palermo, vice direttore del supermercato Tigre di viale Martiri della Resistenza, viveva col compagno. Ed è qui che i poliziotti la trovano a terra, in camera da letto, senza vita. Sul posto il medico legale Eleonora Mezzetti, il procuratore Claudio Cicchella, il magistrato di turno, Alessandro Tana della Procura di Spoleto, gli esperti della scientifica e gli uomini della squadra mobile. In casa non ci sarebbero tracce di sangue ma non c'è dubbio sulla morte violenta della poveretta. L'indiziato numero uno, reo confesso, è ancora in bilico sul vecchio ponte. Ci vuole tutta l'esperienza di un paio di mediatori in divisa per convincerlo a scendere dal parapetto e a consegnarsi. Visitato dai sanitari del 118, all'uomo non resta che seguire gli agenti in commissariato. Non dice una parola durante il tragitto. Poi viene interrogato per ore davanti al magistrato, cercando di ricostruire le fasi precedenti al dramma e, soprattutto, i motivi che lo hanno spinto a mettere le mani al collo della donna. Romita, originario di Milano, due figli avuti da altrettante relazioni, lavora come rappresentante di un'azienda vinicola di Perugia. A Marzocca la coppia non si vedeva da tempo. «Lei da mesi, lui, invece, era qui una settimana fa», dice una vicina.

«Abbiamo chiamato Laura a lungo al cellulare - raccontano i colleghi sotto choc della Papadia -, non ha mai fatto ritardo e ci siamo preoccupati. Ma il telefono squillava sempre a vuoto». L'uomo in serata è stato sottoposto a fermo di pg con l'accusa di omicidio volontario aggravato. È il 15esimo femminicidio dall'inizio dell'anno.

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