Strette di mano e pacche sulle spalle: è partita la 19esima legislatura

Il Parlamento apre ufficialmente i battenti tra volti nuovi e riconferme. Ma a catalizzare le attenzioni è Silvio Berlusconi

Strette di mano e pacche sulle spalle: è partita la 19esima legislatura

Pronti, partenza, via! La diciannovesima legislatura è partita. Al Senato c’è aria di festa. Nonostante le tensioni di queste ore. Licia Ronzulli è sorridente, indossa un tailleur corallo. C’è l’accordo. Gli occhi sono tutti puntati su di lei, la donna delle trattative. La spina nel fianco per alcuni vicini a Giorgia Meloni. Ma la spina pare essere stata rimossa. Vicino a lei Paolo Sisto, il suo nome risuona nel totoministri. C’è chi lo dà alla Giustizia.

Alla buvette di Palazzo Madama tutti aspettano il grande ritorno di Silvio Berlusconi. C’è da attendere. Prima un vertice veloce a Montecitorio con Giorgia Meloni. Ma torniamo tra le pareti damascate del Palazzo. Sul parquet scricchiolante. Matteo Renzi è uno dei primi ad arrivare. Si atteggia, come è solito fare. Lo salutiamo, manda bacini. È sereno. Prima un lungo discorso con Dario Franceschini, poi con Carlo Calenda che, prima di salutarlo, si intrattiene con i giornalisti. Parla Calenda. Parla. Quasi sproloquia. Il taglio “fresco” dei capelli si nota. È come un bambino nel giorno della sua prima comunione. È emozionato, altro che legionario romano. Altro che gladiatore. Carlo è senatore. “Sono emozionato”, dice.

Matteo Salvini arriva circondato dai suoi senatori. Il cerchio magico del leader del carroccio è fatto di fedelissimi. In questa legislatura si aggiunge Andrea Paganella. Fino a ieri nel suo staff. Lui tira dritto verso la Buvette. Il caffè è d’obbligo. Non traspare nessuna emozione, è serio. Quasi ombrato. Il suo staff è sorridente. Il professor Andrea Crisanti legge i giornali. È solo. Non indossa la mascherina. “Se me lo devo beccare me lo becco. Che devo fare, pazienza”, dice ai giornalisti che gli chiedono conto. Fa quasi tenerezza. Forse tristezza. Carlo Cottarelli, eletto tra le fila del Pd, è raggiante. Entra a passo sicuro, con orgoglio dentro il Senato. Fatto nuovo per lui. “Ma da dove entra Silvio?”, si chiedono tutti i cronisti. Lo vogliono vedere. Il Presidente di Forza Italia evita il transatlantico. Ascensore e dritto nelle stanze off limits ai giornalisti. Sbirciamo.

Guido Crosetto si intrattiene con Ignazio La Russa. Due parole all’orecchio e una pacca sulla spalla. Dolori per Ignazio. Poi incontro fuori programma con Berlusconi. “Come stai?” - chiede il Presidente - “bene, bene” risponde Crosetto. Poi i toni si abbassano e si fa fatica ad ascoltare. A Susanna Camuso (mascherina rossa incollata al volto) non le sembra vero di essere seduta tra i banchi di velluto. È una delle prime ad entrare in Aula. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini gli ultimi. Prima breve incontro.

Gli accordi sono chiusi. Calderoli fa un passo indietro. Stringe, emozionato, la mano a Berlusconi. Gli ultimi sforzi per il governo. Liliana Segre entra in Aula, alcuni senatori del PD scattano foto nonostante i divieti. La Russa abbozza il suo discorso da presidente.

Piccola pausa. Tutti in Sala Garibaldi. Caffè e lunghe chiacchierate. Il nome di Ignazio La Russa pare certo. Pare. Forse, però, non alla prima votazione. Alla Camera, invece, traballa il nome di Riccardo Molinari. Al suo posto si fa il nome del leghista Lorenzo Fontana. Già ministro. Forza Italia riunisce il suo piccolo gruppetto di 18 senatori. Pare non siano ancora convinti. Si sa, da questo dipende la formazione del governo a guida Meloni. Tutti cercano i forzisti, nessuno li trova. Berlusconi detta la linea. Si vedono i deputati meloniani Lollobrigida, Donzelli e Delmastro. Piccola trasferta al Senato per limare gli ultimi accordi. Nel piccolo transatlantico qualche grillino e qualche dem. Del centrodestra nessuno. Più giornalisti che senatori. 250 gli accreditati. Si vota!

Ci sono anche gli ex. Un esercito. Che facce tristi. Simone Pillon, Lega, è uno di loro. Indossa una camicia improbabile. Da ballerino spagnolo. Il suo papillon è immancabile. Saluta affettuosamente tutti. C’è chi lo guarda con tenerezza. Ha perso il seggio. Tutti sono con gli occhi puntati sui monitor un po’ sparsi ovunque. Alla Buvette il ciambellone "fatto in casa" è già andato a ruba. "Noi i nostri senatori li coccoliamo", dicono le donne dietro al bancone.

Inutile dire che il prezzo del caffè qui non ha subito alcun "effetto inflazione". In Aula Salvini attende seduto circondato dai suoi. Giulia Bongiorno, forse al Viminale e Gianmarco Centinaio all’agricoltura. Calderoli è inquieto. Il sogno è sfumato.

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