Stroncata dagli utenti l'app "Io". dei rimborsi. Dubbi sui benefici fiscali

Caos cashback, il voto sul web è 2. Costa 4,7 miliardi, incerti gli effetti sull'evasione

Stroncata dagli utenti l'app "Io". dei rimborsi. Dubbi sui benefici fiscali

Un bel 2 in pagella per l'app del «cashback». È il voto dato a «Io», l'app voluta dal governo, dagli utenti dei telefonini Apple. Va peggio sui cellulari android: il voto è 1,7 stelle su 5: una secca bocciatura. Del resto l'app fiore all'occhiello della digitalizzazione nell'era Conte è andata in tilt alla vigilia e ha funzionato a singhiozzo anche ieri, primo giorno dei rimborsi del 10 per cento sulle spese con carte, app e bancomat.

Di cashback si parla da anni, è stato sperimentato con successo in alcuni Paesi (vedi Portogallo e Corea del Sud), è previsto dalla legge di bilancio 2020 e dal decreto agosto, ma è come se l'idea sia nata ieri e l'intera macchina sia stata colta di sorpresa dalla pubblicità che ha voluto farle il premier.

Da due giorni veline di Palazzo Chigi vantano il successo dell'operazione e lo adducono a causa dei malfunzionamenti: «Il numero totale dei download dell'app IO ha superato i 7 milioni, di cui oltre 200mila solo nelle prime ore di oggi, nonostante i problemi tecnici, registrate 2,3 milioni di carte».

Proprio la facilità del download dai server di società private come Apple e Google, dimostra però che è possibile far fronte a tanti accessi contemporanei. I problemi iniziano quando si passa alla parte gestita dal «team digitale» del governo: registrare le proprie carte di pagamento è un'impresa, l'app «Io» va in tilt. Tanto che ieri mattina è stato rilasciato un nuovo aggiornamento. Un caos stigmatizzato da tutte le forze politiche.

«Il piano cashback potrebbe essere assolutamente positivo - dice al Giornale Valeria Portale, direttore dell'Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano - ma il successo non è indipendente dalla user experience: il sistema prescelto prevede un gran numero di passaggi e se non funzionano a dovere l'utente potrebbe essere scoraggiato e si potrebbe vanificare il lancio pubblicitario».

C'è poi l'aspetto degli scopi dell'operazione: contrasto all'evasione fiscale e diffusione dei pagamenti elettronici. Secondo i dati dell'Osservatorio, l'Italia è 24esima nell'Europa a 27 per numero di transazioni elettroniche pro capite. «E stimiamo che l'uso del contante porti con sé 24 miliardi di nero», dice Valeria Portale. Ma il cashback all'italiana, cui si unirà a gennaio anche la lotteria degli scontrini, è davvero lo strumento decisivo per far emergere i redditi sommersi? Nelle fila di chi ne dubita spuntano nomi insospettabili come quello di Vincenzo Visco: «Anche il governo Conte fa scelte in apparenza, e in teoria, giuste, - scrive sul Domani l'ex uomo delle tasse del Pd - ma le realizza in modo discutibile se non errato». A sorpresa Visco, che aveva ispirato la fatturazione elettronica ma ora sostiene che non ha dato i risultati sperati, sminuisce anche il valore della lotta al contante: «Si sopravvaluta, probabilmente, la relazione tra pagamenti in contanti ed evasione fiscale (che pure esiste), dal momento che la parte probabilmente più rilevante dell'evasione si verifica a monte delle vendite al dettaglio con la manipolazione dei bilanci».

Visco dimentica di dire che tutte queste ricette non sono gratis ma comportano costi per i commercianti. E, certo, è bello per i cittadini ricevere soldi.

Ma al momento per il cashback il governo ha previsto di spendere 4,75 miliardi in due anni mentre prudenzialmente a bilancio non sono stati messi ricavi da lotta all'evasione. Ma c'è un'altra contraddizione. Si invitano gli italiani a non assembrarsi per lo shopping di Natale e intanto si stanzia un bonus spendibile solo nei negozi «fisici».

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