Stupro di gruppo a Lignano, il pm non ha dubbi: "Rapporti consenzienti, le prove nei cellulari"

Una 18enne venne violentata da cinque giovani conosciuti sulla spiaggia. Il padre aveva cercato di farsi giustizia da solo. Lo sgomento della famiglia

Stupro di gruppo a Lignano, il pm non ha dubbi: "Rapporti consenzienti, le prove nei cellulari"

Rapporto sessuale consenziente o stupro del branco? Continua a far discutere il caso di Lignano Sabbiadoro, consumatosi in una casa vacanze nell'estate di un anno fa. Era l'agosto del 2021 quando una 18enne denunciò di essere stata ingannata e aggredita da tre ragazzi, per poi essere raggiunta da altri due e venire violentata dal gruppo. A un anno e mezzo dai fatti il pm offre nuovi elementi per chiarire il giallo e la risposta potrebbe essere contenuta nelle chat e nei video sui cellulari dei ragazzi: il magistrato ha infatti chiesto l'archiviazione delle accuse nei confronti dei giovani - tutti di età compresa tra i 18 e i 21 anni oltre un minorenne - perché la ragazza avrebbe dato il consenso al rapporto sessuale.

Secondo la procura di Udine che ha portato avanti le indagini in questi lunghi mesi, nei cellulari dei cinque indagati ci sarebbero messaggi e video che proverebbero che la ragazza sarebbe stata consenziente. Da qui la richiesta avanzata dal pubblico ministero al gip - alla quale si è fermamente opposta la parte offesa chiedendo alla Procura nuove indagini e soprattutto la riapertura del caso - di archiviare ogni tipo di accusa nei confronti del gruppo. Il giudice per le indagini preliminari si è riservato sulla decisione, ma intanto il colpo di scena della richiesta di archiviazione ha già riscosso clamore.

Secondo le ricostruzioni tutto accade l'11 agosto della scorsa estate quando la vittima (come da lei riportato alle forze dell'ordine) viene invitata da uno dei ragazzi del gruppo, incontrato sul lungomare di Lignano, in un appartamento poco distante. Lei si fida e li segue ma dopo aver varcato la soglia di casa il branco la aggredisce e costringe a un rapporto sessuale. La 18enne resta in quella casa circa un'ora, ma appena esce si precipita a raccontare tutto all'amico bagnino che la convince a parlarne col padre in spiaggia. Il racconto innesca in lui una furiosa reazione d'impeto: il genitore corre verso l'appartamento e sfonda la porta a spallate. «Volevo vederli in faccia. Uno a uno - raccontò a caldo in quelle concitate ore - Si sono chiusi a chiave in una stanza. Li sentivo piagnucolare... conigli. Poi hanno gridato aiuto, sì, pazzesco, loro chiedevano di essere aiutati dopo quello che avevano fatto a mia figlia. Le loro grida hanno richiamato alcuni condomini. Ho desistito, distrutto, vinto, incredulo». Prima che sulla vicenda calasse il lungo silenzio rotto soltanto nelle scorse ore, il padre disse: «Adesso mi affido ai magistrati».

Interrogati dalla polizia, i cinque confermarono di aver avuto rapporti con la ragazza, ma a detta loro «lei ci stava, era d'accordo». Totalmente diversa la versione della 18enne, che parlò di «una trappola»: solo uno di loro avrebbe consumato con lei un rapporto completo protetto, ma anche gli altri quattro avrebbero partecipato alle presunte violenze. Per il gruppetto, però, non scattò alcuna misura cautelare e tutti fecero rientro nelle rispettivamente città di origine, mentre i loro smartphone vennero sequestrati.

Proprio da quei cellulari passati al setaccio dalla Squadra mobile di Udine e dalla Procura friulana sono ora emersi quegli elementi che hanno portato alla richiesta a sorpresa del pm. La ragazza friulana, però, non fa alcun passo indietro e ribadisce: «Sono stata violentata».

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