L'enorme impatto emotivo suscitato dalla scomparsa di Silvio Berlusconi certifica, se mai ce ne fosse stato bisogno, il carattere straordinario, senza uguali della sua persona. Al dolore profondo di chi lo ha conosciuto e frequentato si è aggiunto spontaneamente quello di milioni di persone che Berlusconi lo hanno visto solo in televisione, sui giornali o sui social media.
Però sarebbe riduttivo legare la memoria di Berlusconi sono alla sua eccezionale personalità, alla sua capacità di mettersi in sintonia con le persone, alla sua generosità e sensibilità, riconosciute anche da tanti avversari.
Se ci fosse solo questo, si tratterebbe di una bellissima storia che si è conclusa lasciando un grande vuoto. In realtà il vuoto rimane nelle nostre anime, ma il senso politico dell'azione di Berlusconi appartiene al presente e al futuro, non al passato. Del resto lui stesso nelle sue interviste più recenti parlava quasi solo di questo, del futuro, un futuro che lo interessava perché è il futuro non solo della sua opera ma dell'Italia.
In questi giorni si sono lette molte analisi su quanto e come Berlusconi abbia davvero saputo incidere nella politica italiana. Molte di queste analisi si concentrano su quanto il fondatore di Forza Italia è riuscito a fare con i suoi governi. Ci vorrebbe un altro articolo per parlarne, ma non è questo il punto vero
La grandi figure che hanno cambiato la storia di un paese non lo hanno fatto con singoli provvedimenti, ma trasformando il paradigma culturale di un'epoca. Solo gli specialisti ricordano le leggi varate da Charles De Gaulle, da John Kennedy, da Ronald Reagan, tutti però ricordano la loro capacità di trasformare in maniera permanente lo scenario politico e il clima culturale di un'epoca.
E non v'è dubbio che Berlusconi ha trasformato i termini della discussione politica in Italia in un modo insopportabile per una parte della sinistra ma molto positivo per tutto il resto del paese. Ha trasformato il moderatismo da un atteggiamento rassegnato in un'idea vincente. Ha fatto di cinque aggettivi fino ad allora politicamente connotati in modo vago liberale, cristiano, garantista, europeista, atlantista i confini di un'area culturale e di un contenitore politico capace di operare una sintesi, a costo di scontentare qualcuno, perché le sintesi implicano compromessi, ma sono l'unico strumento efficace di azione politica.
Berlusconi ha anche rovesciato i paradigmi del linguaggio, infischiandosene ed anzi irridendo l'egemonia culturale della sinistra. La parola «comunista» fino a quel momento pronunciate con un misto di preoccupazione e di riverenza anche da parte di chi comunista non era, lui l'ha usata in senso spregiativo. E l'ha resa, di fatto, impronunciabile anche a sinistra. Ha saputo ridare coscienza ed orgoglio di se stessa ad un'Italia profonda, vera, aliena da snobismi, ma laboriosa e generosa. Ha portato in politica il linguaggio e la mentalità del mondo dell'impresa e del lavoro, che fino a quel giorno con la politica aveva avuto rapporti di sostanziale incomunicabilità. Per questo, non per la simpatia dei suoi modi, la bellezza dei suoi parchi, la dolcezza dei suoi cagnolini, Berlusconi ha cambiato la storia d'Italia. Un cambiamento che riguarda il nostro futuro, non il nostro passato.
Un centro moderato, alleato alla destra democratica, come quello che Berlusconi ha inventato e ha fatto vivere con Forza Italia, continuerà per molti anni ad essere indispensabile non soltanto al centro-destra di governo, ma alla democrazia italiana. A noi la grande responsabilità - e la grande opportunità di continuare a farne il cuore della politica italiana.*Deputato di Forza Italia
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