Il suo peccato: relativizzare persino Gesù

Il suo peccato: relativizzare persino Gesù

C inque anni di dispiaceri. Non è precisamente un giudizio e nemmeno un giudizio negativo, siccome un Papa non viene certo eletto a fini edonistici.

La storia è piena di uomini di Dio sgraditi ai contemporanei, si pensi ai profeti biblici le cui parole dispiacevano a tanti ebrei perché troppo controcorrente. Ma quelle di Francesco I (chiamarlo Francesco e basta mi sembrerebbe sminuire San Francesco d'Assisi) dispiacciono ad alcuni cattolici, me compreso, per il motivo opposto, ossia perché troppo conformiste. «Guai a voi quando tutti parleranno bene di voi»: quando pressoché tutti si misero a parlare bene del nuovo Papa, io, messo sull'avviso dal Discorso della Montagna, cominciai a temere nuove sventure per la Chiesa e il mondo. Cinque anni di dispiaceri: non un giudizio ma una personale constatazione. Non c'è stato anno del presente pontificato che non mi abbia recato due o tre nuove pene spirituali. Per sintetizzare al massimo ho sfrondato il mio cahier de doléance fino a lasciare un solo dispiacere per anno. Primo anno (quello iniziato il 13 marzo 2013): il terribile «Chi sono io per giudicare?» pronunciato sull'aereo in volo fra il Brasile e Roma, le cinque parole con cui 1,2 miliardi di cattolici perdettero la loro guida morale. Secondo anno: la nomina di monsignor Galantino a segretario generale della Cei, l'uomo che avrebbe portato in 26.000 parrocchie italiane il verbo dell'immigrazionismo e dell'islamofilia. Terzo anno: l'enciclica Laudato si', documento che il filosofo cattolico Flavio Cuniberto ha definito «un vero programma rivoluzionario nel senso più giacobino della parola: un programma post-cristiano». Quarto anno: l'esortazione apostolica Amoris laetitia, testo relativista che aggredisce le parole assolute pronunciate da Cristo sull'indissolubilità del matrimonio (Matteo 19).

Il capo dei gesuiti ebbe in seguito coerentemente a dire che al tempo di Gesù non c'era il registratore: dunque il Vangelo non è vero e chi insiste a crederlo è un sorpassato...

Quinto anno (quello che si conclude domani): la morte del cardinal Caffarra forse di crepacuore, certamente nel dolore di non essere mai più stato ricevuto dal Papa (che nel frattempo riceveva allegramente Emma Bonino) dopo aver firmato i Dubia, le domande sulla giusta interpretazione da dare all'ambiguissima, maliziosissima Amoris laetitia.

Ben poco misericordiosi, per un credente, questi cinque anni.

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