Il super alleato di Trump vendeva armi a Haftar "Violato l'embargo Onu"

Nei guai Prince, fondatore di Blackwater, compagnia militare privata vicina al tycoon

Il super alleato di Trump vendeva armi a Haftar "Violato l'embargo Onu"

New York. Ha violato l'embargo imposto dalle Nazioni Unite inondando di armamenti le milizie di Khalifa Haftar, proprio nel momento in cui il generale si trovava in maggiore difficoltà contro le forze di Tripoli. Il regista di questo traffico illecito risponde al nome Erik Prince, fondatore di Blackwater e alleato di ferro di Donald Trump, nonché fratello dell'ex ministro dell'Istruzione con la precedente amministrazione, Betsy DeVos. A rivelarlo è un dossier degli investigatori dell'Onu che monitorano il divieto di trasferimento di armi alla Libia, riportato dai media Usa. Il rapporto, ora sul tavolo del Consiglio di Sicurezza, rivela che Prince - ex responsabile per la sicurezza di Blackwater ed ex Navy Seal - ha violato l'embargo e fornito armi, blindati, elicotteri, e mercenari stranieri ad Haftar nel 2019, con il consenso tacito della Russia e degli Emirati Arabi, per risollevare le sorti del generale piegato dalla lunga guerra contro Tripoli.

Il fratello della DeVos è di base ad Abu Dabi, ed è dietro anche alla formazione di gruppi paramilitari di 2mila unità in Somalia e una «legione straniera» di 800 forze che si muovono per l'Africa. Nel 2007, durante la guerra in Iraq, è diventato simbolo degli eccessi della privatizzazione dell'esercito americano, da quando alcuni contractor di Blackwater - ora chiamata Academi - hanno ucciso 17 civili iracheni. Ora è probabile che Prince venga deferito alla commissione per le sanzioni delle Nazioni Unite, che secondo fonti diplomatiche potrebbe ordinare un congelamento dei suoi beni o un divieto di viaggio. Il fondatore di Blackwater, tuttavia, ha avuto rapporti con Usa, Russia e Cina, tre dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, che potrebbero porre il veto a qualsiasi potenziale richiesta di misure restrittive contro di lui.

«Erik Prince non ha avuto assolutamente nulla a che fare con nessuna operazione in Libia nel 2019, o in qualsiasi altro momento», ha fatto sapere intanto un suo portavoce. La fonte diplomatica, invece, ha spiegato come nel rapporto degli investigatori Onu si affermi che le società controllate da Prince hanno venduto tre aerei a persone che hanno inviato mercenari occidentali e materiale militare per aiutare Haftar nei primi mesi del fallito assalto a Tripoli. A vendere gli aerei - si precisa nel dossier - sono state aziende controllate dall'alleato del tycoon attraverso una serie di società di comodo a una compagnia con sede a Dubai, Lancaster 6, che ha inviato elicotteri e un gruppo di mercenari in Libia per sostenere Haftar. Il piano poi è fallito e i combattenti hanno lasciato il paese.

L'operazione è stata segnalata per la prima volta l'anno scorso da Bloomberg e dal New York Times, ma fino a ora gli investigatori delle Nazioni Unite non avevano accusato direttamente Prince di essere coinvolto nel progetto.

Dal dossier emerge pure che utilizzando i fondi di una società con sede a Dubai e una copertura che coinvolgeva un falso piano per un'indagine geospaziale in Giordania, il team ha successivamente ottenuto in Sud Africa tre elicotteri Aérospatiale Gazelle (ora Eurocopter) e tre Super Puma, e almeno uno di questi è stato trasportato in Libia. In totale i mezzi sono stati pagati 13 milioni di dollari, un prezzo ben al di sopra del valore di mercato, e secondo la fonte ciò rivela come volessero «fare soldi per l'approvvigionamento di armi».

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