Superati i 70mila decessi. La positività risale all'8,2%

Ieri 14.522 nuovi casi su 175.364 test e 553 morti. Gimbe: "Sbiadiscono gli effetti delle misure restrittive"

Superati i 70mila decessi. La positività risale all'8,2%

Settantanila morti. Anzi, 70.395. L'antivigilia di Natale ci regala il superamento (ampiamento previsto) di un'altra barriera psicologica a causa dei 553 decessi registrati ieri, un dato questo in calo rispetto ai 628 di martedì.

È questo il dato saliente di ieri, in attesa che oggi cada un altro muro, quello dei due milioni di contagi totali, a cui mancano 8.722 casi. Considerando che ieri si sono registrati 14.522 nuovi casi e che da 65 giorni si superano regolarmente i 10mila contagi, non c'è dubbio che oggi si superi anche questa asticella.

Ieri i tamponi refertati sono stati 175.364, più del giorno precedente (166.208). Ciò ha prodotto un indice di positività (tamponi positivi su quelli effettuati) dell'8,28 per cento, leggermente superiore rispetto all'8,01 del giorno precedente.

Buone notizie sul fronte ospedaliero. Dei 598.816 attualmente positivi sono 27.170 quelli ricoverati (-465 rispetto a martedì), con 24.546 che sono in reparti ordinari (-402) e 2.624 pazienti gravi che si trovano in terapia intensiva. Questo dato è in calo lento ma costante dal 25 novembre, quando in terapia intensiva erano in 3.848 e sembrava imminente il superamento del record di 4.068 registrato nel pieno della prima ondata, il 3 aprile scorso.

Vediamo il comportamento delle varie regioni. Il record di nuovi casi è ancora una volta del Veneto (3.357) davanti alla Lombardia (2.153), all'Emilia-Romagna (1.129) e alla Campania (1.067). È il Lazio invece la regione con il più alto tasso di positività (21,54, frutto di 946 casi su4.392 tamponi), davanti allo stesso Veneto con il 16,30 per cento. Migliora giorno dopo giorno la situazione della Lombardia, dove ormai solo 6,54 tamponi su cento sono positivi.

Come sempre una lettura più corretta dell'andamento dei contagi si ha allargando l'area temporale sotto osservazione. Ci pensa la fondazione Gimbe, che nella settimana 16-22 dicembre evidenzia rispetto alla precedente una lieve flessione dei nuovi casi (106.794 contro 113.182), a fronte di una sostanziale stabilità dei casi testati (465.534 contro 462.645) e in linea con la riduzione del rapporto positivi/casi testati (22,9 per cento contro 24,5). Si riducono del 9,2 per cento i casi attualmente positivi (605.955 contro 667.303) e diminuiscono ricoveri con sintomi (24.948 contro 27.342), terapie intensive (2.687 contro 3.003) e decessi decessi (3.985 contro 4.617). «I dati di questa settimana - dichiara Nino Cartabellotta, presidente della fondazione - confermano che la frenata del contagio è sempre meno evidente». È evidente che in generale le misure di contenimento introdotte con il Dpcm del 3 novembre 2020 stanno esaurendo i loro effetti. «Al di là del potenziamento delle misure restrittive per il periodo di Natale due fattori influenzeranno nei prossimi mesi l'evoluzione della pandemia nel nostro Paese: l'avvio della campagna vaccinale e la diffusione della variante UK recentemente isolata».

Un approccio matematico è quello di Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le applicazioni del calcolo Mauro Picone del Cnr, secondo cui da fine novembre il SARS-CoV-2 ha ripreso a correre in diversi stati europei (in particolare in Irlanda, Regno Unito, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Germania, Italia, Svizzera, Repubblica Ceca e Slovacchia) a causa dell'aumento prenatalizio della mobilità delle persone e del diffondersi della variante del virus isolata nel Regno Unito. «La coincidenza dei tempi - spiega Sebastiani - suggerisce un fattore comune o la combinazione di questi due fattori. Studi medici retrospettivi potranno validare questa ipotesi».

Sembrano esclusi da queste dinamiche Islanda, Portogallo, Belgio e Lussemburgo. I primi Stati a Est dove non si registra una ripresa del virus sono Polonia, Austria e Slovenia, mentre c'è un aumento di circolazione di Sars-CoV-2 in Repubblica Ceca e Slovacchia.

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