C'est la grève, la #GrèvedesFemmes, Der #Frauenstreik. «Sciopero delle donne" per alcuni, «sciopero femminista» per altri. «Più tempo, più soldi e rispetto» è il motto con cui sindacati svizzeri e associazioni hanno chiesto alle donne di lasciare il lavoro e scioperare. Il 14 giugno, data storica per la Svizzera, c'è stato un enorme sciopero in tre lingue per chiedere migliori condizioni lavorative e di uguaglianza per le donne. Erano in tantissime. A Berna, Bellinzona, Losanna, Ginevra, Zurigo, Neuchatel, Basilea, Lugano, Mendrisio, Nyon. Ovunque. E, ieri, la Svizzera si è tinta di viola e fucsia. La protesta di venerdì arriva 28 anni dopo che un'azione simile ha visto mezzo milione di donne vestite di fucsia scendere in strada nel 1991.
In Svizzera, le donne hanno ottenuto il diritto di voto nelle elezioni federali del 1971. Al momento dello sciopero del 1991 non c'erano donne nel governo svizzero e non c'era alcun congedo di maternità statutario. E ieri, a scendere in piazza, c'erano anche le stesse ragazze che erano scese in strada nel 1991, quelle che fino al 1985 avevano bisogno del permesso del marito per lavorare o aprire un conto in b.
Le donne in Svizzera guadagnano meno degli uomini, sono sottorappresentate in posizioni dirigenziali e l'assistenza all'infanzia rimane costosa e scarsamente disponibile. Inaccettabile il gender gap, il divario salariale che le separa dagli uomini. Inaccettabile anche l'assistenza all'infanzia che manca. Queste le ragioni che hanno spinto le donne a protestare. «Il divario tra gli stipendi medi di uomini e donne era del 12% nel 2018, e soprattutto il 40% di questa differenza non è giustificata da esperienza, formazione, tipo di lavoro o dalla posizione gerarchica», scrive Le Temps, giornale svizzero in lingua francese. Sempre Le Temps, aggiunge che la differenza «è peggiore per le posizioni con responsabilità elevate: in una posizione equivalente, le donne guadagnano 8861 franchi lordi, contro 10.878 franchi per i loro colleghi maschi. Una differenza del 18,5%».
Molte donne, meno pagate degli uomini, arrivano a ridurre il loro orario di lavoro o si vedono costrette lasciare il lavoro per crescere i loro figli. Il progresso e l'avanzamento delle donne in Svizzera si scontra anche con pregiudizi sul lavoro femminile a tempo pieno. E se, come in quasi tutti i Paesi industrializzati, in Svizzera la discriminazione di genere sul posto di lavoro è illegale, le donne come anche in altri Paesi continuano a guadagnare meno degli uomini.
Ma questo divario pesa anche sulle pensioni. «Le pensioni svizzere femminili sono inferiori del 37% rispetto agli uomini, principalmente perché le donne si prendono una pausa dal lavoro per crescere i loro figli», dice alla Bbc Paola Ferro una delle organizzatrici dello sciopero del 1991. La verde Svizzera è in ritardo rispetto agli altri paesi europei, a notarlo è stata anche l'Ocse che raccomanda al paese più assistenza all'infanzia per le madri lavoratrici e di migliorare sia le condizioni del mercato del lavoro al femminile che i servizi di educazione di prima infanzia.
E mentre sono stati compiuti progressi - come la depenalizzazione dell'aborto nel 2002 e il congedo di maternità retribuito di quattordici settimane (soltanto) nel 2005 - il numero ridotto di posti per asili nido è un grande problema per la partecipazione
delle donne alla vita lavorativa. I nuovi padri hanno il diritto a un solo giorno di riposo. E se le donne lavorano a tempo pieno e i congedi di maternità sono concessi, mancano i servizi per l'infanzia a prezzi accessibili.
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