L'Italia fa causa alla Pfizer per i ritardi nella consegna dei vaccini. Lo conferma il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, annunciando l'accordo del governo con le Regioni per avviare insieme un contenzioso contro la big pharma.
Il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri spiega di aver sollecitato la Pfizer ma, aggiunge «l'esito delle interlocuzioni non ha sortito gli effetti che auspicavamo. L'azienda ci ha comunicato che anche nel corso della prossima settimana non solo non verranno consegnate in Italia le dosi che sono state unilateralmente e senza preavviso non consegnate in questa settimana, pari al 29%, ma ci sarà una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne».
Dunque sale la preoccupazione per i ritardi nella consegna da parte della Pfizer. Si cercano le soluzioni percorribili che inevitabilmente contemplano la revisione del piano di distribuzione ad partire dal fatto che d'ora in poi sarà la struttura commissariale per l'emergenza a decidere l'assegnazione delle dosi e non Pfizer, in modo da garantire che tutte le regioni possano somministrare le seconde dosi. Anche quelle che non le avevano accantonate.
Ieri sera al tavolo con le regioni convocato dal ministro Boccia con il ministro della Salute, Roberto Speranza e il commissario Arcuri sul tavolo il confronto tra le proposte del governo e le richieste delle regioni che, occorre riconoscerlo, stavano procedendo velocemente e senza particolari intoppi con la campagna vaccinale per poi vedersi costrette ad una brusca frenata a causa del mancato rispetto degli impegni della big pharma.
É stato chiuso l'accordo per una ridistribuzione solidale delle dosi come confermato al termine della riunione dal ministro Boccia che ha anche ribadito, vista «la scelta unilaterale della Pfizer di ridurre la distribuzione dei vaccini in questa settimana in Italia» la volontà «di intraprendere azioni legali concordate perché pretendiamo chiarezza e rispetto per il nostro Paese sugli accordi europei presi». Dunque l'Italia pretenderà il rispetto degli impegni «senza più riduzioni unilaterali senza preavviso».
Ieri le dosi promesse e previste non sono arrivate. Con le consegne in ritardo e a singhiozzo le regioni devono affrontare seri problemi organizzativi: le vaccinazioni vanno prenotate e scaglionate ma come è possibile farlo se non si sa quante dosi si hanno a disposizione e quando arriveranno?
«Il ritardo di Pfizer è molto preoccupante. È stato comunicato tutto all'ultimo minuto, se si tratta di un ritardo di una sola settimana le conseguenze potrebbero non essere così gravi», avverte il direttore generale dell'Aifa, Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini. E se Pfizer promette consegne regolari dal 25 gennaio e Magrini auspica che quello della Pfizer sia soltanto «un piccolo rallentamento, l'obiettivo resta quello di riuscire a marzo a vaccinare tutti gli ultra-ottantenni e i sanitari».
Ma le regioni scalpitano. L'assessore alla sanità del Lazio, Alessio D'Amato conferma che si riuscirà a dare la seconda dose ai primi vaccinati ma anche che ieri le circa 32mila dosi attese non si sono viste. Il governatore del Veneto, Luca Zaia chiede una sorta di «magazzino nazionale» dove le regioni più in difficoltà possano attingere perché, spiega, non ci sono fiale sufficienti per garantire a tutti la seconda dose. Per questo Zaia offre a Pfizer le potenzialità del Veneto «nel limite delle pastoie burocratiche» per produrre anche qui.
Grande rammarico perché la corsa al vaccino procedeva veloce e ora è a rischio la partenza dell'avvio per gli over 80.
Certo la grande speranza è che Astrazeneca riceva il via libera dall'Ema, atteso per fine gennaio. Solo così sarà possibile avviare la fase di immunizzazione per tutti gli anziani nel Paese, i più fragili, grazie alle quasi 40milioni di fiale già assicurate.
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