Taranto, famiglie di italiani occupano le case dei migranti: "Ne abbiamo più diritto noi"

Non hanno lavoro, né alloggi. Così decine di persone irrompono: "Non siamo razzisti, abbiamo bisogno"

Taranto, famiglie di italiani occupano le case dei migranti: "Ne abbiamo più diritto noi"

Taranto - Ci sono quelli che temono la trasformazione del quartiere in un ghetto urbano. E ci sono anche le famiglie senza casa che protestano e scelgono di occupare il palazzo destinato a ospitare i profughi. Fatto sta che l'ultima emergenza sul delicato fronte immigrazione arriva da Taranto, una città già colpita a livello sociale per la crisi dell'Ilva, una vasta fetta di Puglia in cui l'allarme ambientale si mescola alla tragedia del lavoro che non c'è: al punto che tempo fa un parroco ha dovuto acquistare un po' di materassi e sistemarli in chiesa per far dormire un gruppo di operai rimasti senza posto. Ma adesso nuove situazioni di tensione si addensano in un'area ad alto rischio, dove tra l'altro da un anno è operativo un hotspot di diecimila metri quadrati per l'identificazione di chi è appena sbarcato dopo la traversata nel Mediterraneo.

Il cuore della protesta è via Plinio, zona Bestat, dove un gruppo di famiglie è entrato in un edificio che con ogni probabilità dovrebbe essere destinato ai migranti. «Ne abbiamo diritto noi, siamo italiani e non abbiamo né casa né lavoro», dicono i manifestanti mentre le donne con i bambini in braccio entrano negli appartamenti e qualcuno si sistema dinanzi all'ingresso. Le voci si rincorrono già da qualche tempo: quell'immobile, che fino a un paio di anni fa ospitava uffici comunali, sarebbe stato preso in affitto da una cooperativa che si occupa di accoglienza ai profughi. Sulla vicenda è calato il riserbo e non ci sono certezze assolute. Ma le indiscrezioni trapelate sono state sufficienti a far scattare l'allarme tra quanti si trovano in una situazione di estremo disagio e sperano almeno in un alloggio per provare a tirare avanti. Poi, quando sul posto si sono presentati i dipendenti di una ditta di pulizie, probabilmente incaricata dalla cooperativa per i lavori di manutenzione, alcune famiglie hanno rotto gli indugi e hanno scelto l'occupazione. Il gruppo, in tutto una cinquantina di persone, si è spostato in via Plinio dal quartiere Salinella, uno dei rioni in cui si avverte maggiormente l'allarme sociale che si è abbattuto su Taranto: i manifestanti hanno allontanato gli operai, alcuni si sono sistemati a guardia del palazzo, altri sono entrati. Sul posto è intervenuta la polizia. E intanto le voci continuano a circolare: c'è chi parla della possibile accoglienza di circa 400 migranti e crescono le preoccupazioni di residenti e titolari di uffici. I quali temono che la zona possa rapidamente trasformarsi in un ghetto. E così l'allarme legato alla sicurezza si mescola a quello dell'emergenza casa.

La situazione è seguita con estrema attenzione dalla prefettura ma anche dal Comune, guidato dal sindaco Ippazio Stefàno. Lui, esponente della sinistra vicina a Nichi Vendola, medico più volte accorso al porto per visitare i migranti appena sbarcati, a quanto pare avrebbe voluto utilizzare l'immobile nell'ambito di una politica di welfare a favore dei bisognosi della città. Ma si tratta di un edificio privato e il progetto è sfumato. Nel frattempo, attorno a via Plinio la tensione resta alta.

La zona rimane presidiata dalla polizia per scongiurare il rischio di incidenti. Gli agenti hanno scelto la strada della mediazione. E proprio a loro si rivolgono i manifestanti, che invocano il diritto a una casa. «Non siamo razzisti, non sappiamo dove andare», ripetono.

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