Terremoto a Montecitorio: nascono i grillini di destra

L'ex 5s Carelli se ne va: "Faccio un gruppo di liberali e filo Ppe per dare casa ai tanti delusi dal Movimento"

Terremoto a Montecitorio: nascono i grillini di destra

Anche Carelli saluta e se ne va. Non c'è più Gregorio de Falco a gridare «torni a bordo!» a coloro che come Schettino abbandonano la nave del Movimento 5Stelle nel momento di massimo caos, anche perché l'ex capitano dai 5 stelle si è fatto espellere in tempi non sospetti e adesso, dopo un vago peregrinare, è approdato tra i cosiddetti «responsabili» che sostengono il Conte ter.

Alla vigilia dell'ora fatale, quella in cui si capirà se c'è ancora la maggioranza giallorossa più Italia viva e soprattutto se ha i numeri per non andare sotto al primo scoglio parlamentare, dal Movimento 5Stelle è in corso un fuggi fuggi, in parte ancora sommerso e in parte alla luce del giorno, controvento a Conte, in direzione centrodestra, che sia governo di larghe intese o voto si vedrà.

Così il malumore di Emilio Carelli, volto noto, è diventato un addio ufficiale ai 5Stelle, sancito dal desiderio di tornare nel centrodestra. Spiega che non andrà via da solo: «Non voglio fare il talent scout ma ho potuto constatare il disagio di tanti deputati e senatori del movimento». Darà vita a una nuova formazione, Centro Popolari italiani, per offrire una casa ai malcontenti a 5stelle che non lasciano per timore di ritrovarsi isolati, un gruppo «in sintonia col Ppe, sostenitore dell'Europa», «che intende dare voce all'area moderata e liberale che guarda con diffidenza agli estremismi».

Che l'abisso fosse ormai profondo è dimostrato dalla reazione del suo ex compagno di partito, il duro e puro Nicola Morra: «Massimo rispetto, ma non sapevo che avessimo un'anima moderata di centro destra! Naturalmente sono io che sbaglio».

Si potrebbe pensare che essendo un deputato e non un senatore gli equilibri non ne saranno alterati più di tanto. Ma gli ultimi movimenti dimostrano che, se il Senato è di natura pericolante, anche alla Camera da ulteriori fuoriuscite potrebbe prendere peso un governo diverso e di più larghe intese. Se Carelli parla di moderati europeisti, qualcosa si muove anche in casa Lega.

Massimiliano De Toma, ex M5S iscritto al gruppo misto, parla anche lui di costituire «una componente di area moderata, di centrodestra. In queste ore si prova a costruire un percorso. Le interlocuzioni vanno avanti da qualche giorno e potrebbero concludersi a breve». Potrebbero essere pure intenzioni, se non fossero confermate da fonti della Lega, che parlano di un lavorio continuo di parlamentari M5S ed ex M5s che si preparano ad aderire al centrodestra. A condurre l'operazione è Matteo Salvini, che già alla fine del governo gialloverde era stato contattato dagli scontenti. «Nei prossimi giorni la situazione si manifesterà con maggiore chiarezza. Sia alla Camera che al Senato gli interessati sono in quantità tale da poter costituire un gruppo. Tutto dipende dalle scelte del presidente della Repubblica. Certo, se si va al voto cambia tutto» spiega il vicesegretario della Lega Andrea Crippa.

L'obiettivo del lavorio è dimostrare che esiste un contrappeso politico di centrodestra e che bisogna tenerne conto nel fare i calcoli sulla tenuta di un'eventuale nuova maggioranza. Senza un accordo di governo saldo, a prova dei continui conflitti con Italia viva, il malcontento di ex grillini sposta gli equilibri verso centrodestra o più larghe intese, a cui è interessata almeno un parte della Lega e che non ha escluso, in vie riservate e non, anche il segretario Matteo Salvini. Senza dimenticare l'incognita che la destabilizzazione possa alla fine portare al voto. Ancora ieri Salvini ha sentito tutti gli alleati: Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Giovanni Toti, Maurizio Lupi e Antonio De Poli. «Il centrodestra è compatto e ha le idee chiare.

Non è possibile che la sinistra perda altro tempo» dice il leader della Lega. Se è vero che Salvini non esclude larghe intese, neppure dimentica che al momento i sondaggi danno il suo partito al primo posto nelle intenzioni di voto.

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