"Il test rapido prima di Natale non è la patente d'immunità"

Il direttore dello Spallanzani: "Lo strumento è utile ma non garantisce sui contatti precedenti e successivi"

"Il test rapido prima di Natale non è la patente d'immunità"

Un tampone rapido negativo non rappresenta un via libera per il periodo delle feste e non può sostituire le misure di prevenzione e distanziamento. Il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Inmi Spallanzani di Roma, mette in guardia i «vacanzieri»: un test negativo non è patente di immunità.

È partita la corsa al tampone rapido: si esegue in vista delle feste per trascorrerle tutti insieme comunque. I laboratori privati sono in overbooking. È utile?

«Il tampone antigenico o rapido affianca e non sostituisce il tampone molecolare classico, che rimane il gold standard per il rilevamento dell'infezione. È certamente utile, perché ci dà uno strumento di test in più e può essere utilizzato in situazioni per esempio screening di massa, oppure negli aeroporti per chi arriva da zone con elevata circolazione del virus - nelle quali non è possibile ricorrere al tampone molecolare, che deve essere processato in laboratori specializzati con personale esperto e ha tempi di risposta più lunghi. Rispetto al molecolare, il tampone rapido è meno sensibile, quindi potenzialmente si lascia sfuggire qualche caso positivo; tuttavia per i casi con alte cariche virali, quelli potenzialmente più contagiosi, le sue performance si sono dimostrate analoghe a quelle del tampone molecolare. In sintesi: il tampone antigenico ci permette di aumentare e di rendere più flessibile la capacità di test: non sarà perfetto, ma ci consente di scoprire casi positivi soprattutto tra i soggetti asintomatici che non sarebbero stati sottoposti al tampone molecolare».

Con un tampone antigenico negativo per quanto tempo si è sicuri?

«Il tampone non importa se molecolare o antigenico restituisce una fotografia della situazione nel momento in cui viene effettuato, quindi non può dare nessuna sicurezza per il futuro: se sono negativo oggi non vuol dire che non posso infettarmi domani. Inoltre, dato che il virus ha un tempo di incubazione medio di cinque-sei giorni, se io effettuo il tampone oggi e risulto negativo, ma ho avuto un contatto a rischio ieri, tra tre giorni potrei risultare positivo. È questa la ragione per cui i tamponi devono essere effettuati a ragion veduta, e non possono certamente sostituire le abituali misure di prevenzione e distanziamento».

Che cosa consiglia per passare le feste in sicurezza?

«Di usare il cervello. Sappiamo tutti quali sono i comportamenti da adottare e quelli da evitare: non è che a Natale il virus diventa più buono e si astiene anche solo per qualche ora dal farci visita alla Messa di mezzanotte, peraltro non consentita in base al coprifuoco, o durante il cenone con i parenti. Il miglior regalo di Natale che possiamo fare alle persone care, soprattutto se anziane o con patologie, è quello di prenderci cura della loro salute evitando di metterli - e di metterci - a rischio di infezione. Da ultimo non dimentichiamoci di chi non potrà festeggiare il Natale perché non avrà nulla da mettere in tavola. Proviamo a trovare un nuovo slogan per il natale: più solidarietà, più sobrietà, più rispetto delle regole».

Hanno riaperto negozi e centri commerciali ma non le superiori. Non sarebbe stato meglio il contrario?

«Purtroppo gli studenti non dispongono di associazioni di categoria che garantiscono voti e consenso. I giovani sono la categoria demografica che rischia meno in questa pandemia, ma è quella alla quale stiamo chiedendo il sacrificio più grande: rinunciare alla scuola, allo sport, alla socializzazione. L'economia è importante e le sue ragioni vanno ascoltate, ma il futuro delle nuove generazioni lo è sicuramente di più, e la didattica a distanza può essere l'eccezione ma non può diventare la regola».

Dal suo punto di osservazione la situazione sta effettivamente migliorando?

«Gli indicatori vanno effettivamente verso un miglioramento: da due settimane l'incidenza a 14 giorni sta diminuendo e da qualche giorno si sta riducendo anche la pressione su ospedali e reparti di terapia intensiva. Resta purtroppo elevato il numero dei decessi, che segue il trend dei contagi con un ritardo di qualche settimana.

Rimane l'amara considerazione che in tutta Europa questa seconda ondata ha già registrato numeri peggiori della prima. Sta a noi evitare quello che sta già avvenendo negli Stati Uniti: una terza ondata ancora peggiore delle prime due».

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