"Non vogliamo che il corpo nostro figlio diventi una bandiera di diritti civili". Ma cosa può diventare se non un'icona, un simbolo, la foto pubblicata oggi sulla prima pagina di Repubblica? Nichi, Ed e il piccolo Tobia Antonio Testa nato a fine febbraio: il primo scatto pubblico della famiglia Vendola-Testa (guarda la foto).
"Siamo fuggiti in Canada per garantire futuro e diritti a nostro figlio", racconta papà Nichi Vendola, intervistato da Francesco Merlo nella villetta di Monréal di proprietà della famiglia del compagno Ed Testa. "Guarda che non vogliamo fare i testimonial di una battaglia di civiltà", ribadisce l'ex governatore della Puglia, " Vogliamo solo vivere in pace".
Eppure con tutte le polemiche sulle unioni civili e soprattutto sulla cosiddetta stepchild adoption inevitabilmente il suo racconto farà discutere. Con il racconto del rapporto con la donna che ha "prestato" il proprio utero (la "Grande Madre", la "Portatrice", la chiamano), delle foto e dei video della famigliola ("immagini benedette dalla grazia"), della vita di tutti i giorni, dalla poppata al bagnetto, dalla ninna nanna al cambio pannolino.
"La gestazione per altri è la risposta della scienza al bisogno di famiglia, è una difesa della famiglia", tira dritto Vendola difendendo la sua scelta di ricorrere all'utero
in affitto. Il tutto condito da frasi ad effetto sulla donna che ha partorito il bimbo: "Ospitare la vita è stato per lei un incantesimo d'amore", spiega, "Il marito? Dice che sa moglie è felice quando è incinta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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