Le toghe rosse all'attacco: "Da Salvini parole eversive e intimidatorie"

Magistratura Democratica contro Salvini: "Da lui parole eversive e intimidatorie". L'Anm: "Stravolge principi costituzionali"

Le toghe rosse all'attacco: "Da Salvini parole eversive e intimidatorie"

"Le parole di Salvini sono eversive e intimidatorie". L'affondo arriva da Magistratura Democratica, l'associazione dei magistrati di sinistra, che punta il dito contro il vicepremier dopo la sentenza del Riesame che ha confermato il sequestro di 49 milioni di euro alla Lega.

"Non siamo di fronte alla valutazione critica di provvedimenti e di iniziative giudiziarie che in uno stato di diritto è legittima ed essenziale, ma ad affermazioni inaccettabili, che evidenziano toni e contenuti intimidatori", attaccano Mariarosaria Guglielmi e Riccardo De Vito, "L'accusa alla magistratura di intervenire per scopi politici e di agire per ribaltare le scelte compiute democraticamente dagli elettori ha una portata eversiva, e realizza una grave interferenza rispetto all'esercizio delle prerogative che alla giurisdizione spettano a tutela dei diritti e della legalità".

Ieri, dopo la pronuncia della sentenza, Matteo Salvini aveva evocato "l'ira dei giusti", ricordato ai magistrati che pur svuotando le casse della Lega sarebbero rimasti gli elettori: "Lavoro per la sicurezza degli Italiani e mi indagano per sequestro di persona (30 anni di carcere), lavoro per cambiare l’Italia e l’Europa e mi bloccano tutti i conti correnti, per presunti errori di dieci anni fa", aveva detto il leader del Carroccio e ministro dell'Interno, "Se qualcuno pensa di fermarmi o spaventarmi ha capito male, io non mollo e lavoro ancora più duro. Sorridente e incazzato".

Segretaria e presidente di Magistratura Democratica sostengono invece che "contrapporre l'accertamento giudiziario alla volontà espressa dal consenso elettorale significa riproporre una visione falsamente democratica del potere come immunità dal controllo di legalità, svolto da un'autorità giudiziaria indipendente". "La magistratura è consapevole e attenta ai limiti delle sue funzioni e non si interessa di chi esercita la funzione di indirizzo politico", dicono, "Come in passato, temiamo la pretesa di esercitarla al di fuori dei vincoli che pone la Costituzione a tutela dell'eguaglianza di tutti di fronte alla legge e dell'indipendenza della magistratura".

A rincarare la dose - dopo che Salvini ha aperto la lettera della procura di Palermo che ha trasmesso gli atti al tribunale dei Ministri - ci pensa l'Associazione nazionale dei magistrati (Anm) che parla di "un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali, che assegnano alla magistratura il compito e il dovere di svolgere indagini ed accertamenti nei confronti di tutti, anche nei confronti di chi è titolare di cariche elettive o istituzionali".

"È completamente errato sostenere che i magistrati non possono svolgere indagini nei confronti di chi è stato eletto", dicono dall'Anm, "Così come appare fuori luogo sostenere che taluni magistrati svolgono le proprie indagini anche sulla base di orientamenti politici.

In questa vicenda, come in ogni altra, la magistratura tutta agisce sulla base delle prerogative conferite dalla Costituzione e dalle leggi, prerogative che tutti, anche i membri del governo, devono tutelare e rispettare".

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