Le toghe si spaccano ma alla fine votano sì: un giorno di sciopero contro la riforma Cartabia

La mozione senza unanimità. Il presidente Anm: "È per farci ascoltare"

Le toghe si spaccano ma alla fine votano sì: un giorno di sciopero contro la riforma Cartabia

Sì allo sciopero delle toghe contro la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm. Lo ha deciso il voto dell'assemblea generale dell'Associazione nazionale magistrati, che approva a larga maggioranza la mozione unitaria che prevedeva un giorno di sciopero contro la riforma Cartabia la data dell'agitazione verrà stabilita dalla giunta esecutiva centrale «non per protestare ma per essere ascoltati», con 1.081 sì, 189 contrari e 13 astenuti. Finisce dunque con la conferma della minacciata esibizione muscolare dei magistrati, nonostante una riforma da molti considerata appena tiepida, l'assemblea «allargata» ai responsabili giustizia dei partiti (mentre il ministro Cartabia, pur invitata, ha preferito mandare al suo posto il suo capo di gabinetto Raffaele Piccirillo).

Tra gli interventi «politici», significativo è quello di Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione e autore dell'emendamento che ha introdotto il fascicolo delle performance del magistrato, tra i punti più indigesti per le toghe. Per il parlamentare, quel provvedimento non prevede «nessuna censura, nessuna schedatura», e dunque «non è la politica che non si fida della magistratura attacca Costa parlando all'assemblea Anm - io penso che voi non vi fidiate di voi stessi». Il deputato di Azione ricorda poi che «dal 2010, su 644 azioni per responsabilità indiretta dei magistrati, ci sono state solo 8 condanna», snocciolando il dato come prova di una eccessiva «drammatizzazione degli effetti rispetto alle riforme in campo». Critico sul punto anche il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, ricordando che il giudizio su quel fascicolo arriverà da altri magistrati («Come potete riassume aver paura di voi stessi?»). Ma cosa pensa la maggioranza dei magistrati lo riassume il giudice della Corte d'Appello di Napoli, Paola Cervo, per la quale «il combinato disposto della pagellina e del disciplinare ci impedirebbe la libertà e l'autonomia che sono nostro dovere verso i cittadini». Rapporto difficile, insomma, anche se Costa auspica che il confronto con la politica «non si chiuda» ma continui.

E che lo sciopero sia «un modo per comunicare le ragioni del dissenso e non un modo per protestare contro una legge in fieri» lo assicura il presidente Anm Giuseppe Santalucia, sostenendo che la magistratura non è contraria alla riforma, ma che si tratta «solo di correggere alcune strutture». Insomma, le toghe guardano al Senato per riaprire la discussione e rimettere le mani sul testo approvato alla Camera mercoledì scorso.

E mentre a bocciare la riforma, per motivi opposti, arriva l'ex magistrato Carlo Nordio, definendola da «minimo sindacale» e incapace di impattare sui «problemi fondamentali della giustizia», sullo sciopero dice la sua anche il protagonista dello scandalo che ha scoperchiato il verminaio delle correnti,

l'ex presidente dell'Anm Luca Palamara: «Il rischio avverte - è che lo sciopero non venga compreso dai cittadini, portati a pensare che i magistrati a priori non vogliano accettare gli interventi riformatori della politica».

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