I numeri parlano chiaro: la Toscana resta rossa (leggi l'articolo su L'Arno.it) Il voto dei Comuni ha sentenziato che il centrosinistra gode di buona salute, almeno in Toscana. E nel centrodestra è già scattata la resa dei conti, per cercare di capire le ragioni del magro bottino raccolto, nonostante il grande sforzo profuso in campagna elettorale e il forte exploit della Lega alle Europee. Oltre alla batosta rimediata a Firenze, dove al primo turno il candidato del Pd, il sindaco uscente Dario Nardella, è stato rieletto con il 57% dei voti, il centrosinistra ha tenuto anche Prato (Matteo Biffoni rieletto con il 56,1%) e si è ripreso Livorno, che per cinque anni era stata governata dal Movimento 5 Stelle. Nella città del porto i Cinque Stelle hanno riemdiato una pesante batosta, con la candidata Stella Sorgente che non è riuscita nemmeno ad arrivare al ballottaggio. Alla battaglia finale se la sono vista il centrodestra contro il centrosinistra, con il giornalista Luca Salvetti che si è imposto con il 63,3% dei voti.
La domanda è d'obbligo: a cosa si deve questo grande risultato della sinistra in Toscana? Scarsa voglia di cambiare? Non sembra, perché in più di un'occasione (vedi Livorno, Carrara e Arezzo, in primis, poi Pisa e Siena) i cittadini hanno dimostrato di non avere paura di affidarsi al nuovo, facendo scattare il meccanismo dell'alternanza, "sale della democrazia". Nel caso di Livorno si può ipotizzare che il cambiamento non sia stato sufficientemente apprezzato. Anche se bisogna ricordare che la vittoria del M5S, con Filippo Nogarin, era arrivata anche in virtù delle profonde divisioni in seno alla sinistra e grazie agli elettori del centrodestra che, al ballottaggio, pur di cambiare aria avevano votato M5S. Questa volta, con Nogarin che neanche si è ripresentato (ha corso per le Europee, ma è rimasto a casa) e il M5S in calo ovunque, alla fine si è tornati al ballottaggio tra le due forze tradizionali, e il "ritorno all'ovile" degli elettori di sinistra, attratti anche dall'aspetto rassicurante di un candidato molto conosciuto in città (volto della tv locale Granducato tv) che è stato abile nel riunire tutte (o quasi) le anime progressiste.
Si può dire, forse, che vi sia stata una campagna elettorale inadeguata? Assolutamente no. I candidati del centrodestra sono stati tutti molto attivi, sia sul campo che sui social. E i leader nazionali (Salvini in primis) diverse volte si sono fatti vedere nelle principali piazze dove si votava.
Che cosa può aver causato, quindi, questa inversione di rotta, con il centrosinistra che ha rialzato la cresta? Qualcuno ipotizza che in taluni casi siano stati scelti male i candidati. L'accusa arriva direttamente da Forza Italia, tramite il coordinatore regionale Stefano Mugnai: "Il centrodestra in Toscana può e sa ancora vincere quando lavora per vincere però, convincendosi che gli avversari sono fuori dalla coalizione". Una doppia nota polemica: gli avversari sono fuori (non dentro la coalizione) e bisogna lavorare per vincere (non lo si è fatto sempre?).
"Purtroppo - prosegue Mugnai - si votava in quasi 190 Comuni toscani e ne abbiamo vinti solo una ventina (5 su 35 sopra 15.000 abitanti). Fa male aver perso ed aver perso male nei tre comuni capoluogo. Fa male aver perso dopo che per 4 anni in Toscana avevamo vinto come mai era accaduto. So bene che il 'nuovo' ha sempre maggiore appeal del 'vecchio'. Ma la realtà ci dice che il 'vecchio' centrodestra in Toscana ha vinto in quattro anni 6 comuni capoluogo sui 7 che erano andati al voto, tanti altri Comuni, addirittura due Province. Invece il 'nuovo' centrodestra assiste alle vittorie del Pd nelle tre città più grandi della nostra regione ed in una marea di altri Comuni".
Parole durissime quelle di Mugnai, a cui risponde Susanna Ceccardi, sindaco di Cascina e neo deputata europea. In qualità di coordinatrice regionale della Lega la Ceccardi si sente messa nel mirino, e repinge ogni critica al mittente: "Basterebbero pochi dati per capire facilmente come il nostro partito sia sempre più protagonista anche in una regione storicamente rossa come la Toscana. Infatti se nel 2014 non avevamo nessun consigliere comunale, nell'ultima tornata elettorale sono stati eletti ben 135 consiglieri nei comune sopra i 15.000 abitanti. Inoltre non era mai successo di vincere al primo turno, cosa che è invece accaduta a Montecatini e Massarosa". Fatta questa pemessa Ceccardi prosegue enfatizzando un paio di successi: "Al ballottaggio nella storica città operaia di Piombino, la Lega elegge sei vonsiglieri ed anche a Cortona, nonostante l'impegno di Jovanotti(il suo pensare positivo non è stato poi così risolutivo…) la Lega ha trionfato, così come ad Agliana dove il centrodestra ha spodestato il Pd".
Ma per Firenze, Prato e Livorno, le tre città più grandi, cosa dice la Ceccardi? "Firenze è tuttora un mondo a parte dove il renzismo affonda ancora pesantemente le sue radici, condizionando fortemente la splendida città, mentre a Livorno il progressivo indebolimento dei 5 Stelle ed il forte astensionismo, ha finito per favorire il Pd. Cinque anni fa, avevo brindato all'affermazione dei pentastellati e speravo, forse ingenuamente, che ci avrebbero restituito il piacere. Così non è stato, ma comunque pure nella località labronica, la Lega schiererà cinque consiglieri comunali, a fonte di uno solo, il candidato sindaco, di Fratelli d'Italia".
Ad esultare, per ovvie ragioni, è il Pd (ancora renziano oppure no?). La coordinatrice regionale Simona Bonafè, rieletta al parlamento europeo, gongola: "Salvini si può accontentare di mettere le sue bandierine altrove: qui in Toscana è fallito il suo assalto al fortino e ci dimostriamo capaci di vincere le destre. Dopo il dato delle europee e la vittoria di Nardella a Firenze al primo turno, con la riconferma di Biffoni a Prato e l'affermazione di Salvetti a Livorno, il Partito Democratico toscano chiude questa tornata elettorale con un ottimo e non scontato risultato che ci vede alla guida di oltre 140 comuni andati al voto. E' evidente che qui c'è un modello toscano del partito, fatto di buon governo, pragmatismo, capacità di parlare con tutti e stare sui problemi senza chiusure in posizioni identitarie".
Sono tante le variabili di cui tenere conto.
Di certo il vento del cambiamento è arrivato anche in Toscana, ma i cittadini hanno dimostrato, in più di un'occasione, di saper distinguere tra il voto squisitamente politico (Europee) e quello amministrativo. E la qualità dei candidati a sindaco continua a fare la differenza.
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