Toti, un'estate in trincea nell'attesa del Riesame

Il governatore riceverà ancora a casa i vertici di maggioranza. Al vice Piana le chiavi del suo ufficio

Toti, un'estate in trincea nell'attesa del Riesame
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La data cerchiata sul calendario di Giovanni Toti è l'8 luglio, quando il Tribunale del Riesame deciderà se rimetterlo in libertà o lasciarlo ai domiciliari. Il legale del governatore, Stefano Savi, ha presentato ricorso contro l'ordinanza del gip di Genova che ha confermato la misura cautelare, a cui è sottoposto ormai dal 7 maggio con l'accusa di corruzione. Toti è fiducioso, spera che il Riesame valuti gli elementi diversamente dal gip, che ha ritenuto invece il presidente ancora «pericoloso» e in grado di reiterare il reato alle Regionali 2025 e inquinare le prove. Ipotesi secondo la difesa talmente vaghe da consentire di confidare in una valutazione diversa dei giudici del Riesame. Significherebbe per Toti poter tornare in libertà senza dimissioni, uno scenario escluso dal gip nell'ordinanza che sembrava spingere verso il passo indietro politico come via più breve per uscire dagli arresti. Se l'esito non sarà poi quello sperato, il presidente è pronto ad andare fino in Cassazione, dove però i tempi si allungherebbero almeno fino a settembre. Toti, che passa le giornate a studiare le carte e ad annotare tutto, è determinato a resistere prima di tutto «per rispetto della politica», nella consapevolezza di non aver commesso reati. Insomma, non vuole diventare un governatore costretto a dimettersi per un'indagine in corso e per delle contestazioni che lui ritiene di aver chiarito nell'interrogatorio.

Domani nella sua villa di Ameglia sono attesi i vertici regionali dei partiti di maggioranza, compreso il viceministro leghista Edoardo Rixi. Lunedì il confronto con Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. Sul tavolo il «futuro politico» di Toti, le sue prossime mosse. Non le dimissioni, ribadiscono i fedelissimi. Che raccontano di un presidente amareggiato per quello che gli è stato riferito starebbe avvenendo in Regione. Da una parte la maggioranza politica compatta a suo sostegno, dall'altra la guerra neanche così sotterranea dei burocrati, che neanche due giorni dopo gli arresti hanno tolto il nome dall'ingresso del suo ufficio, ora chiuso a chiave. Se nemmeno il Riesame dovesse rimetterlo in libertà, nell'incontro di due giorni fa con la sua Giunta, Toti ha chiesto al facente funzioni Alessandro Piana di usare il suo ufficio. Di riaprirlo, di «farlo tornare vivo», in attesa che rientri lui.

Deve restare ancora ai domiciliari anche l'84enne Aldo Spinelli, il presunto corruttore di Toti. Per la seconda volta il gip ha respinto l'istanza di revoca presentata dalla difesa perché, a detta del giudice, come Toti, anche l'imprenditore della logistica potrebbe ancora reiterare il reato e inquinare le prove.

L'accusa sostiene che i 74mila euro di finanziamenti elettorali ai comitati del governatore fossero in realtà mazzette per ottenere favori, a partire dal rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse. Ipotesi sempre smentita da Toti che ha respinto qualsiasi nesso tra i bonifici elettorali e i suoi atti amministrativi, compiuti sempre nell'interesse della Regione.

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