"Toti vuole vedere Lupi e la Lega ma non per dare le dimissioni"

L'avvocato del governatore motiva la nuova richiesta al gip: "Ora è necessario un confronto con gli esponenti della maggioranza"

"Toti vuole vedere Lupi e la Lega ma non per dare le dimissioni"
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La decisione di confermare gli arresti domiciliari a cui è sottoposto ormai da 40 giorni nella sua casa di Ameglia gli ha lasciato «amarezza e stupore». Resta comunque la «determinazione» di un «uomo forte» convinto di poter dimostrare l'estraneità alle accuse di corruzione. Se necessario anche tornando di fronte ai pm. Ieri Giovanni Toti, tramite il suo legale Stefano Savi (nella foto), ha chiesto al gip la possibilità di incontrare gli esponenti della sua maggioranza a livello locale e nazionale, tra cui Maurizio Lupi, leader Noi Moderati, il sottosegretario leghista Edoardo Rixi, e il governatore facente funzioni Alessandro Piana, per valutare le future scelte politiche. Ma non le dimissioni, che «non sono oggetto di questa richiesta di incontro», chiarisce.

Avvocato, perché si rende necessario questo incontro?

«Abbiamo valutato attentamente la lista delle persone con cui il governatore necessita di dialogare, e certamente non bastano più gli esponenti locali, c'è bisogno di un confronto anche con quelli nazionali per avere informazioni di prima mano e valutare le prossime mosse del presidente. Ma voglio chiarire che le dimissioni non sono mai state un'ipotesi sul tavolo e non lo saranno nemmeno a questo incontro se verrà autorizzato dal magistrato».

Eppure l'ordinanza con cui il gip ha negato la revoca della misura cautelare sembra voler spingere Toti in quella direzione. Dimettersi significherebbe una via più breve per la libertà?

«Siamo oltre. A leggere l'ordinanza nemmeno le dimissioni basterebbero, Toti dovrebbe forse ritirarsi completamente e a vita dalla politica, stando a quanto ha scritto il gip».

Nell'ordinanza che l'ha portato agli arresti venivano individuate anche le elezioni europee appena concluse come contesto di possibile reiterazione del reato. Ora le regionali del 2025. Come se lo spiega?

«Sarei felice che qualcuno lo spiegasse anche a me. Abbiamo aspettato che si concludessero le Europee per presentare l'istanza di revoca perché erano indicate nella misura cautelare, ci stupisce leggere ora anche una proiezione sulle Regionali del 2025. Ma la concretezza che è un presupposto alla base delle esigenze cautelari non può essere una possibilità teorica, ci deve essere una probabilità concreta. Che qui manca del tutto».

Il gip cita una cena elettorale dell'aprile 2024 a cui avrebbe contribuito Aldo Spinelli con 4.500 euro. E questa chat di Toti con la sua segretaria: «Spinelli mi ha detto che fa 10 posti. Poi il resto... ci aggiustiamo». Per il giudice «il resto», sarebbe «un'allusione alle utilità oggetto degli accordi corruttivi».

«Le cene di Toti erano partecipatissime e non è vero, come si sostiene, che aveva una pressante esigenza di finanziamenti, i fondi c'erano. Alla cena in questione c'erano tante persone tra cui Spinelli. Non si può tenere Toti in uno stato di privazione della libertà sul sospetto di una frase. Anche perché non c'è un solo euro in 4 anni di indagine contestato come dato fuori via. Tutti i finanziamenti sono stati a norma di legge. E da una parola si desume che ci siano passaggi illeciti per altro mai trovati? Il processo non permette illazioni e sospetti, deve esserci consistenza delle accuse».

Il gip scrive che 37 giorni di domiciliari in fondo sono un «breve tempo».

«Non dobbiamo nasconderci che sono un peso notevole per una persona privata della sua libertà, anche un minuto di libertà non ha prezzo».

Quanto può durare la detenzione preventiva?

«Purtroppo molto tempo, perché in caso di rinvio a giudizio scatta una nuova decorrenza dei termini. Non voglio neanche prendere in considerazione questa ipotesi, non vorrei che qualcuno pensasse di arrivare al 2025. Noi ora ricorriamo al Riesame, se necessario in Cassazione.

Con tutto il rispetto che abbiamo dimostrato per le indagini, a questo punto occorre che qualcuno si ponga il problema di un bilanciamento tra esigenze delle indagini e dell'ente pubblico: chiedersi cioè se davvero i fatti contestati siano fondati e gravi da impedire lo svolgimento del mandato popolare».

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