Il trappolone anti Salvini si chiama "schema francese"

Contro Matteo Salvini e la Lega i democratici propongono lo "schema francese" usato al là dalle Alpi per battere e isolare Marine Le Pen

Il trappolone anti Salvini si chiama "schema francese"

L'ala del partito più filo-francese d'Italia - il Partito democratico, in particolare la "corrente" che fa capo all'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi - sta proponendo in queste ore un "governo istituzionale" per impedire che si vada al voto alla fine di ottobre e scongiurare una vittoria schiacciante della Lega di Matteo Salvini e del centro-destra praticamente assicurata. "Votare con l’aumento dell’Iva è assurdo. Faccio un appello a tutte le forze politiche perché prevalga il senso delle istituzioni. È il momento di dare una mano: sappiamo gestire i conti pubblici, non sarà una manovra lacrime e sangue", ha twittato nelle scorse ore Matteo Renzi, mentre l'ex ministro Maria Elena Boschi, in un'intervista a Il Messaggero, ha dichiarato: "Non abbiamo cambiato idea sull'incapacità dei grillini che ci ha portato fin qui e continuo a pensare che un accordo per un governo politico M5S/Pd sarebbe un errore. Stiamo dicendo però che serve un accordo istituzionale più ampio che serva ad evitare che il conto della campagna elettorale di Salvini lo paghino gli italiani". E ancora: "Il progetto è dare una mano al Paese, che ci sta ancora più a cuore del Pd. Mi auguro che altri, al contrario, non pensino soprattutto a fare le liste con i loro amici anche a costo di far governare Salvini per i prossimi 5 anni". "Ci aspettano prove difficili. Quando il gioco si fa duro i duri smettono di litigare", è l'invito pacificatore di Paolo Gentiloni. Ma, come riporta l'Ansa, è già partita la conta. Ettore Rosato lancia l'idea di una discussione e un voto dei gruppi parlamentari sulla linea. Lì la maggioranza è renziana: secondo alcuni calcoli sarebbero renziani tra i 35 e i 40 senatori su 63 e tra i 65 e i 70 deputati. Le aperture per un "governo istituzionale" e un "fronte repubblicano" anti Lega vengono anche dal Movimento Cinque Stelle: "Mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari". Così scrive sul suo blog Beppe Grillo, fondatore del movimento, in un post intitolato "La coerenza dello scarafaggio". "Non si può lasciare il Paese in mano a della gente del genere solo perché crede che senza di loro non sopravviveremmo. Un complesso di Edipo in avvitamento che è soltanto un’illusione", afferma il comico. Linea sposata anche da un volto storico del Movimento Cinque Stelle, Roberta Lombardi, che in un'intervista a Repubblica sottolinea: "Io dopo aver governato con la Lega penso di poter andare d’accordo anche con Belzebù" confermando la disponibilità del movimento a un "governo istituzionale" che parta dal taglio dei parlamentari e dalla legge elettorale.

Lo "schema francese" contro Salvini e la Lega

Pur di scongiurare una vittoria schiacciante di Matteo Salvini e della Lega, per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris "si deve costruire un fronte popolare democratico di liberazione, una coalizione civica nazionale che possa finalmente puntare - dopo oltre 70 anni - all'attuazione della Costituzione". Secondo il filosofo Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, "siamo a un passo dallo sfascio: un governo Salvini-Meloni rende anche inesorabile la prospettiva dell’uscita dall’euro e dall’Europa". Secondo il filosofo, in Italia "c’è davvero il rischio di trovarsi una solida maggioranza fascista. Lega, Meloni e Casapound. Fascisti nel vero senso della parola" sottolinea Cacciari. Contro il voto e la prospettiva di un governo di centro-destra a trazione leghista, insomma, grillini, renziani e sinistra ripropongono la più classica "ammucchiata" in nome della "costituzione" e della "responsabilità" che ricorda molto lo "schema francese", dove gli avversari di Marine Le Pen, più che proporre un'idea loro hanno sempre aizzato i loro elettori a "votare contro Marine". Certo, parliamo di un Paese, la Francia, con un sistema maggioritario uninominale a doppio turno che storicamente premia le forze politiche più moderate. Ma la retorica di queste ore contro Matteo Salvini è la medesima che nel 2017 si leggeva nei confronti di Le Pen. Basti pensare che nel 2017, quando nel maggio si sfidarono il centrista - e attuale presidente - Emmanuel Macron e Marine Le Pen, sia Fillon che Hamon lanciarono il proprio endorsement per Macron: "Dovete votarlo, per non far eleggere Le Pen". "L'estremismo porta solo disgrazie e divisioni", disse al tempo Fillon. "Non sono riuscito a convincervi al momento giusto la verità su queste elezioni sarà scritta. E' una mia sconfitta, io solo ne debbo portare il peso. Alle legislative potranno far sentire la voce del centro e della destra, per questo vi chiedo di restare uniti e determinati". "In attesa - ha continuato - dobbiamo scegliere chi è preferibile, l'astensione non fa parte dei miei geni, soprattutto quando c'è un partito estremista, conosciuto per la sua violenza e l'intolleranza. Il suo programma porterebbe il paese al fallimento, aggiungerebbe caos europeo. Non c'è altra scelta che votare per Emmanuel Macron". O renziani-grillini al potere, dunque, oppure il fascismo, il baratro: lo stesso manicheismo che sentiamo nelle dichiarazioni di queste ore.

Altro che "salvatori della patria": solo (cinico) tatticismo di Renzi e Grillo

Peccato che i "salvatori della patria" e della democrazia liberale non esistano e la chiamata alla "responsabilità" di Pd (Renzi) e Movimento Cinque Stelle sia frutto di cinico tatticismo. Come spiega il politologo Alessandro Campi, professore ordinario di scienze politiche presso l'Università di Perugia, "appare chiarissimo che a Matteo Renzi nulla interessa di salvare la democrazia italiana dal rischio dell'uomo solo al comando (ammesso sia questo il problema dell'Italia). Vuole solo, assai prosaicamente e cinicamente, riprendersi il Pd. E dunque ben venga, dal suo punto di vista, il governo costituzionale, o come diavolo lo si voglia chiamare, insieme ai grillini insultati sino al giorno prima. Non c'è molto altro da aggiungere".

Renzi, infatti, vuole assicurarsi del tempo per allontanare il momento voto - sperando così che l'appeal di Salvini si sgonfi - e riprendere le redini del Partito Democratico dopo essere stato messo ai margini, rischiando però al tempo stesso di sfasciare i democratici. Ai grillini, in costante crisi d'identità, tutto sommato andrebbe bene perché un voto ad ottobre sarebbe devastante. Lo "schema francese" della grande ammucchiata è soltanto un bluff.

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