Trasparenze e geometrie Armani riannoda la bellezza

Schiena nuda e scollature profonde, Re Giorgio esalta la donna. Rosa pallido, celeste, ma domina il nero

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Parigi «Sono rimasto folgorato dalla foto di una donna bellissima e in quel momento ho capito che la couture serve a fare le donne belle, non è un'elucubrazione e tantomeno un gioco» racconta Armani nel backstage del Privè, la sua mitica collezione di alta moda in passerella ieri sera a Parigi. Subito pensi a certe immortali immagini di moda come quella scattata nel 1955 da Richard Avedon alla modella americana Dovima in abito da sera nero firmato Dior ma disegnato dall'allora suo assistente, Yves Saint Laurent, tra gli elefanti de Le Cirque d'Hiver. Armani nega e due minuti dopo, davanti a un fulminante modello a colonna color champagne con grande nodo in velluto nero su una spalla, viene in mente un'altra pietra miliare della fotografia: gli abiti da sera di Charles James immortalati nel 1948 da Cecil Beaton. All'improvviso ti si materializza davanti la versione contemporanea di Antonia Dell'Atte ritratta da Aldo Fallai negli anni Ottanta proprio per Armani. Stavolta, però, sull'assoluta purezza della giacca maschile magistralmente declinata al femminile compare un grande e magnifico nodo. Di colpo capisci: Re Giorgio riannoda la vera bellezza delle donne che sta negli occhi o meglio nel cervello, con quel tipo di eleganza che dall'anima passa all'abito senza soluzione di continuità. Lo show comincia con una serie di tailleur pantalone con le leggendarie giacche dalle classiche fantasie maschili tipo i quadretti ingigantite e rese tridimensionali come ricami dal tessuto jacquard in un sapiente gioco cromatico tra i tre colori utilizzati per la collezione Privè del prossimo inverno: celeste, rosa pallido e nero assoluto. «L'assolutismo sta nel velluto» spiega lo stilista imprenditore mostrando l'effetto morbido e speciale della luce sul tessuto usato perfino per i più lussuosi sarouel che si possano immaginare, ovvero quei pantaloni larghi come una gonna e ripresi solo sul fondo tipici dei guerrieri del Magreb. Le ragazze indossano quasi sempre bellissimi occhiali da sole con la montatura placcata d'oro e decorata da veri brillantini. Poi arrivano le prime proposte da sera e qui è un vero tripudio d'innovazione nella tradizione della couture a partire dal giacchino che sembra diamantato per via delle innumerevoli canottiglie che riproducono la forma del prisma nella maglia per arrivare al delizioso cardigan in crinolina nera tagliata a mano. C'è un completo pantaloni e blusa in velluto nero con il davanti ricamato a grosse perle oltre, l'abito con il profondo scollo a V su entrambi i lati e l'indimenticabile vestito con la lunga gonna dotata addirittura di strascico attaccata a un top in tulle illusione nero e due strategiche tasche ricamate a perle che mitigano sul seno l'effetto nude look. Insomma un vero e proprio paradigma di stile, tipicamente Armani anche se evocativo di tutta l'eleganza della couture. In questo campo si stanno cimentando con fatica e buona volontà anche alcuni giovani. È il caso per esempio del libanese Rami Kadi, 29 anni che sembrano 10 in meno e una fantasia praticamente illimitata nel piegare alle regole dell'alta moda i materiali più strani. Stavolta usa al posto del pizzo il silicone e ricama quei divertenti trasferelli che i bambini usano come decalcomanie.

Invece il francese di origini algerine Yacine Aouadi dedica i 13 modelli della sua terza collezione couture alla moschea-cattedrale di Cordova. «Un luogo di pace e poesia» dice davanti ai suoi bellissimi bolerini da toreador incrociati col rosso dell'abito cardinalizio e il nero dell'abaya mussulmana.

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