Trattativa con i No Pass: Lamorgese finisce nei guai

Il leader di Fn Castellino: «Una pec alla questura per confermare la mia partecipazione in piazza»

Trattativa con i No Pass: Lamorgese finisce nei guai

La partecipazione alla manifestazione». Le forze dell'ordine sapevano, almeno è quello che sostiene Giuliano Castellino, rinchiuso a due settimane nel carcere di Poggioreale. E per l'ex Nar Luigi Aronica l'avvio del corteo era stato concordato con la polizia: «Ci hanno guidato loro». Un'altra tegola che si abbatterebbe sulla gestione dell'ordine pubblico prima, durante e dopo il sit-in di piazza del Popolo trasformato in guerriglia urbana e finito con l'assalto e la devastazione della Cgil. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese era a conoscenza della mail certificata inviata dal leader di Forza Nuova a San Vitale? «Non avevo nessun braccialetto - sottolinea Castellino in una nota affidata al suo difensore Carlo Taormina né Daspo per le piazze, né divieti specifici. La mia sorveglianza spe« ciale mi imponeva di comunicare alla questura la mia partecipazione a manifestazioni autorizzate. Cosa che ho sempre fatto tramite pec, anche sabato 9 ottobre».

Castellino, che sulla trattativa fra Fn e Digos non risponde alle domande del gip Annalisa Marzano, adesso parla. Anzi scrive una lettera all'agenzia AdnKronos in cui si difende dalle accuse. «L'assalto alla Cgil? Non sono entrato. Armi e bastoni? Ero a viso scoperto e senza nulla in mano». Anzi, Castellino sostiene di essere stato colpito da vari oggetti lanciati dalla folla scatenata. «Volevamo solo chiedere a Landini di proclamare lo sciopero generale. Si, la Cgil la volevano assediare ma da fuori». Versioni che lasciano molti dubbi, visto che la finestra della sede sindacale di Corso Italia viene infranta da Pamela Testa, la «pasionaria» di Fn braccio destro di Fiore e Castellino. Scrive il gip: «Dalle immagini si vede introdursi nei locali della Cgil scavalcando una finestra per poi aiutare altre sue persone a scardinare il portone di ingresso». Insomma, quello contro Castellino sarebbe un attacco mediatico senza precedenti, gonfio di menzogne. «Sono 12 giorni che media e televisioni ci stanno tritando - dice - Una cattiveria ingiustificata, immotivata e a dir poco faziosa». Castellino si sentirebbe come Calimero, il pulcino di un vecchio spot tv: «piccolo, sporco e nero». «I miei processi, tutti aperti e in corso, sono tutti politici e privi di violenza - scrive ancora - Anche le due condanne che ho in primo grado sono ridicole. È tutto mirato a costruire un personaggio brutto sporco e cattivo solo perché ho osato sfidare alcuni dogmi della sinistra: la presenza e il radicamento nelle periferie, il coniugamento di identità e giustizia sociale, la lotta per i diritti sociali e per il lavoro». Tant' è. Del resto proprio grazie a un procedimento penale finito con «il fatto non sussiste» che Castellino viene assolto dall'accusa di spaccio di droga. L'etto di cocaina trovato nel suo scooter, assieme a trenta bombe carta, mentre passava con il rosso e senza patente, per il giudice erano a uso personale. Il processo per il milione e 300mila euro sottratti alle casse della Asl sotto forma di (false) ricette per pazienti celiaci assieme ad altri soci di una catena di prodotti senza glutine è ancora in alto mare. E gli agenti della Digos picchiati durante uno sgombero o i cronisti de L'Espresso malmenati durante una commemorazione? «Azioni politiche».

Castellino, tre Daspo in tre anni, più volte infranta la sorveglianza speciale e l'obbligo di dimora, insiste: «C'è un'etichetta ideologica che sempre si vuole dare ogni qualvolta si crea un link tra militanza e popolo».

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