Tre ricette per salvare l'economia

Tre ricette per salvare l'economia

Il fatto che i decessi da coronavirus in Italia siano circoscritti agli anziani over 70-75 anni con patologie importanti non può esser strumentalizzato per rassicurare gli italiani e gli stranieri, come fa certa propaganda. Questo dato, invece, deve servire per adottare una strategia ad hoc. In generale occorre ri-orientare la strategia del contenimento del virus rendendola più selettiva e mirata e quindi più efficace e anche più efficiente in quanto assai più rassicurante per l'opinione pubblica e per le singoli persone nelle diverse situazioni. Le strategie ad hoc vanno adottate anche per i comuni-focolaio, considerandone i problemi derivanti dai loro rischi sanitari e dal loro isolamento. In particolare bisognerebbe assicurare il rifornimento di alimentari, disinfettanti, medicinali e altri beni correnti anche con intervento della Protezione civile. Sino ad ora si sono sentite citazioni (specie del premier) degli articoli della costituzione e del codice penale, affermazioni filologiche, interviste a importanti professori di medicina che spiegano il virus. Ma è carente, nell'azione del governo, la visione manageriale: come se non esistesse nelle nostre università l'economia sanitaria, che collega la scienza medica e quella economica. D'altra parte la paura e il panico o meglio la sfiducia e la preoccupazione ora riguardano tutta l'economia. Occorre un rilancio globale per riequilibrare il ciclo economico negativo innescato da questo evento, che s'è aggiunto alla tendenza recessiva, comparsa nell'ultimo trimestre. Non solo in Italia, ma anche in Germania e in tutta l'area euro. È auspicabile che la politica di rilancio si attui in primo luogo a livello europeo, perché l'intreccio a cui si deve reagire, ha carattere europeo. Ma vi è un certo scetticismo su tale azione, perché è mancata negli anni scorsi quando la politica monetaria permissiva avrebbe richiesto investimenti a propulsione europea per metter a frutto il denaro a buon mercato. Non possiamo aspettare l'Europa, avendo, da un lato, il coronavirus nell'epicentro della nostra economia e, dall'altro lato, un anomalo rapporto debito Pil del 132% o più, che può crescere con il calo delle entrate dovuto al rallentamento economico e un rischio spread sul debito pubblico. Non servono palliativi come quelli che il governo vuol mettere in campo.

Occorre una strategia su tre fronti: a) rilancio degli investimenti in opere pubbliche con interventi ad hoc di semplificazione b) incentivi per le opere private con la cedolare secca permanente per gli esercizi commerciali e l'abrogazione temporanea annuale dell'imposta di registro del 9% sostituita con una tassa dello 0,5% per il mercato immobiliare perché quando l'edilizia va, tutto va c) sospensione di misure giustizialiste come quella su Ilva e Autostrade e su prescrizione ed eventualmente una sanatoria per i capitali esportati per farli rientrare, per l'investimento. Il termometro della febbre e quello economico sono collegati.

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