La tregua è un'illusione. Razzi e Mig russi in volo. E Kiev: "Himars per voi"

Fondati i dubbi ucraini sulla proposta di Putin. Altre armi per 3 miliardi dagli Usa

La tregua è un'illusione. Razzi e Mig russi in volo. E Kiev: "Himars per voi"

Razzi russi su edifici civili di Kramatorsk nell'Est dell'Ucraina già pochi minuti dopo il fatidico mezzogiorno, aerei da caccia, da ricognizione con radar e perfino un Mig 31-K in grado di trasportare i temibili missili Kinzhai russi decollati dalle basi di Baranovichi e di Machulyshchy in Bielorussia. L'annunciata tregua offerta da Vladimir Putin in occasione del Natale ortodosso è nata morta, e non ci voleva un veggente per prevederlo: gli ucraini (e con loro gli americani e lo stesso rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell) l'avevano respinta come un trucco non solo per permettere all'esausto esercito russo di tirare il fiato e riposizionarsi, ma anche come un cinico imbroglio per passare davanti all'opinione pubblica mondiale come i benintenzionati che si erano visti rifiutare un'onesta opportunità di pace, seppur temporanea.

Non solo le forze di Kiev hanno continuato a combattere come prima, colpendo con l'artiglieria bersagli nel Donbass, ma le autorità politiche hanno inviato messaggi di sfida al Cremlino. Il presidente Zelensky ha chiesto agli ucraini di celebrare il Natale «uniti nella fede in un'unica vittoria, ovunque ci troviamo», mentre per il suo consigliere Oleksyi Arestovych «queste sono le nostre condizioni: fino a quando l'ultimo soldato russo non avrà lasciato l'Ucraina non ci sarà nessuna tregua, ma solo Himars sulle vostre teste». Gli Himars sono i lanciarazzi multipli semoventi forniti dagli americani che dalla scorsa estate hanno cambiato in favore degli ucraini la situazione sul terreno. E proprio ieri Biden ha annunciato altri aiuti per 3 miliardi.

A queste parole minacciose è parso rispondere nel suo classico stile pieno di doppiezza Dmitry Medvedev. L'ex presidente russo ha detto che «una mano di pietà cristiana (sic) è stata tesa all'Ucraina», ma il fatto che sia stata rifiutata ha significato meno problemi. «Credo che molti nostri soldati ha detto Medvedev abbiano tirato un sospiro di sollievo quando lo hanno saputo: meno problemi e astuzie». La pietà cristiana di cui parla l'attuale numero due del Consiglio di sicurezza russo (uno dei falchi del Cremlino) si era continuata a manifestare per tutta la notte sul 6 gennaio con bombardamenti pesanti sulla fascia compresa tra Nikopol, Dnipropetrovsk e Kharkiv.

Il tema religioso che molto spesso Medvedev evoca (è arrivato a definire «satanica» la leadership ucraina) è tra l'altro certamente importante nella decisione di Putin di proporre una tregua natalizia d'intesa con il patriarca ortodosso di Mosca Kirill. Il messaggio sotteso dal dittatore russo quando parlava di «consentire ai credenti ortodossi di tutte le aree dove si combatte di partecipare alle funzioni» è quello di sottolineare la fede comune di quello che egli pretende di definire un unico popolo. Putin è notoriamente furioso per la decisione, presa quattro anni fa dal metropolita ortodosso di Kiev Onofrio, di staccare la Chiesa ucraina in segno di indipendenza anche nazionale da quella russa, il cui patriarca Kirill è invece un acceso sostenitore della guerra d'aggressione all'Ucraina, che egli spaccia come un sacro dovere patriottico. Ieri Epifanio ha detto che non c'è alcuna ragione per credere alla buona fede dei russi quando parlano di pace.

Analisti americani ed europei avevano da subito messo in guardia dall'evidente intenzione di Putin di cercare di far passare gli ucraini come i guerrafondai che continuano a tirare cannonate mentre Mosca offre una tregua natalizia.

Non erano passati pochi minuti da mezzogiorno di ieri, ora in cui le armi russe avrebbero dovuto tacere, che già il portavoce della Difesa russo Igor Konashenkov dichiarava che le truppe di Mosca stavano osservando il cessate il fuoco, mentre gli ucraini «continuano i bombardamenti su aree popolate e sulle posizioni di forze russe, utilizzando pezzi da 155 mm forniti dalla Nato».

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