"Controlliamo un territorio di mille chilometri quadrati"

Le operazioni oltreconfine delle truppe ucraine continuano senza sosta. L'ok di Usa, Londra e Berlino. Già evacuate oltre 120mila persone

"Controlliamo un territorio di mille chilometri quadrati"
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I canali d'informazione pro-Putin ripetono in continuazione che il pericolo è cessato e che le armate ucraine stanno per essere annientate dalla potenza dell'orso di Mosca. Tuttavia, al netto di propaganda e narrazione, i russi hanno appena iniziato a tentare di frenare gli assalti dei soldati di Kiev, che issano bandiere gialloblù ovunque, a Sudzhansky, così come nella regione di Belgorod e nel distretto di Belovsky. Il personale militare dell'unità delle forze speciali ucraine Bravo Team ha pubblicato in serata un video dal centro di Sudzha. Nel filmato appare un soldato di Kiev che afferma che «non c'è più personale russo in città», e mostra il corpo di un soldato russo ucciso.

Il governatore ad interim della regione di Kursk, Alexey Smirnov, parlando con lo zar del Cremlino, ha definito la situazione nella regione «estremamente complicata». Le forze armate ucraine controllano 28 insediamenti e le autorità non hanno più notizie di circa 2mila civili, mentre gli sfollati sono oltre 120mila. Smirnov ha accusato Kiev di avere usato armi chimiche nell'avanzata: «Agenti di polizia e il capo di una comunità rurale sono rimasti intossicati a Belovo dal fuoco dell'artiglieria nemica che ha utilizzato armi non convenzionali». L'impressione è che abbia parlato di gas e veleni con Putin per giustificare la disfatta dell'esercito di Mosca nella regione di confine. Le autorità russe, a fronte di un'avanzata di 20mila soldati di Kiev, hanno anche cominciato a trasferire i residenti del distretto di Krasnoyaruzhsky (Belgorod), in aree più sicure.

Per il comandante Syrsky un risultato è tangibile: «La massiccia invasione ha costretto Mosca ad allentare la pressione sul Kharkiv e sul Donetsk. È un primo obiettivo importante, ma non sarà l'unico. Per ora controlliamo 1.000 kmq». Ieri i russi hanno spostato uomini anche dai campi di battaglia di Dnipro e Kherson, mentre Zelensky ha confermato per la prima volta che le forze ucraine stanno operando nel Kursk in un post su Telegram.

Ivan Sekach, ufficiale della 110ª brigata meccanizzata Bezruchka, racconta com'è trascorsa questa prima settimana di combattimenti sul territorio russo: «È vero non abbiamo incontrato all'inizio particolari ostilità. Ma nella guerra non c'è nulla di facile. I russi ci definiscono terroristi, ma oltre a combattere stiamo anche allestendo un piano di protezione per i civili. Loro attaccavano i corridoi umanitari, noi abbiamo un cuore».

All'operazione su territorio nemico plaude il nuovo premier britannico Keir Starmer: «La nostra posizione è quella di rimanere al fianco dell'Ucraina fin quando sarà necessario e siamo fermi nel nostro impegno a fornire assistenza militare. Se sono state utilizzate armi britanniche in Russia lo dirà Kiev». La Germania è dello stesso avviso, tant'è che il ministero della Difesa non fa obiezioni all'uso da parte dell'Ucraina di armi fornite da Berlino, come l'avveniristico carro armato Wiesent, entrato sabato in azione. Gli Usa «continuano a parlare con la controparte ucraina», dice il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Kirby.

Sul fronte interno proseguono gli scontri nel Donbass, con le forze di Mosca che hanno provato a sfondare le difese

ucraine a Toretsk e Pokrovsk. La Polonia intanto ha firmato un contratto con gli Usa per la realizzazione di 48 lanciatori Patriot, in modo da potenziare le capacità militari e frenare possibili provocazioni dalla Bielorussia.

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