L'ora X si avvicina. La vendetta dell'Iran per l'uccisione sul proprio territorio di Islail Haniyeh, il leader di Hamas, e in Libano di Fuad Shukr, comandante in capo di Hezbollah, potrebbe essere questione di ore e avvenire già oggi, secondo diversi media americani, in occasione della data simbolica del Tisha B'va, il giorno di digiuno e preghiera in cui si ricorda la distruzione a Gerusalemme del primo e del secondo Tempio per mano dei conquistatori romani. Molto probabilmente - è la convinzione dei vertici israeliani - l'azione sarà messa a segno prima del fatidico 15 agosto di negoziati attraverso cui Stati Uniti, Qatar ed Egitto, con i rappresentanti di Israele e senza una delegazione di Hamas, sperano ancora di arrivare a un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi. Si lavora dunque a un'intesa per la tregua nella Striscia, nella speranza di abbassare la tensione, ma ci si prepara a un'imminente escalation nella regione, in attesa dell'annunciata ritorsione di Teheran.
Sono tanti e tutti significativi i segnali che ci si attende un attacco su Israele dall'Iran e dai suoi stretti alleati, Hezbollah in primis, entro brevissimo. La portaerei statunitense Lincoln ha accelerato il suo percorso verso il Medioriente, dopo che da giorni la Roosevelt, un'altra portaerei che trasporta jet da combattimento F35, pattuglia già l'area. «Abbiamo sentito la chiamata», ha scritto su X (ex Twitter) il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin. Altre 5 navi antimissile si uniranno alla flotta statunitense e da Washington, per lanciare un altro chiaro segnale a Teheran, è stato anche comunicato che il sottomarino a propulsione nucleare USS Georgia, dotato di 154 missili cruise, arriverà nella regione e passerà al Central Command che gestisce le operazioni nell'area. «Gli Usa prenderanno ogni misura possibile» per difendere Israele, ha ribadito Austin, mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha telefonato ai leader di Italia, Gran Bretagna, Francia e Germania per discutere della situazione e degli sforzi per la de-escalation. Il risultato è stata una dichiarazione congiunta, diffusa dalla Casa Bianca, in cui si invita l'Iran a ritirare «le sue continue minacce di un attacco militare contro Israele», mentre si rinnova il sostegno agli sforzi per un cessate il fuoco a Gaza.
Ma la minaccia iraniana incombe. Tanto che l'Esercito israeliano (Idf) ha approvato ieri i piani di intervento «per i vari fronti», segno della consapevolezza che Gaza è solo uno e il primo dei tanti che si potrebbero aprire in maniera ben più preoccupante. «Elevata prontezza e valutazione sia per l'attacco che per la difesa» sono gli sforzi che Tsahal si ripromette di proseguire in vista della ritorsione iraniana e dei suoi «proxy» come Hezbollah. Secondo indiscrezioni del sito di informazione americano Axios, che cita funzionari israeliani e statunitensi, l'Iran ha già avviato «preparativi significativi» per portare a termine un attacco più massiccio di quello del 13-14 aprile, quando centinaia di droni e missili sono stati lanciati nella prima azione diretta dell'Iran contro Israele, anche se quasi tutti intercettati.
Anche il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, ha invitato Teheran «a evitare in ogni modo che si allarghi il gravissimo conflitto in corso». Secondo fonti a Gaza, controllate da Hamas, le vittime nella Striscia sono ormai oltre 40mila, di cui oltre 16mila bambini. E l'apertura di un nuovo fronte del conflitto potrebbe far degenerare una situazione già drammatica. Eppure immediata è arrivata la risposta del neo presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che ha invocato il diritto alla difesa di Teheran. Tutto sembra dunque pronto per una risposta del regime iraniano e dei suoi alleati. Nayib Miqati, premier ad interim del Libano dal quale il gruppo filoiraniano Hezbollah continua a lanciare attacchi contro Israele, ha convocato per domani una riunione di governo.
E a riprova delle implicazioni internazionali del conflitto è arrivato ieri a Mosca Abu Mazen, il leader dell'Autorità palestinese che incontrerà oggi il presidente russo Vladimir Putin per «rafforzare la cooperazione bilaterale» e parlare della crisi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.