La trincea di Donald non conosce sconfitta "Cercano di fregarmi ma non me ne vado"

Alle nove di mattina, le tre del nostro pomeriggio, Trump si è controllato allo specchio della Sala Ovale ed è andato ai microfoni.

La trincea di Donald non conosce sconfitta "Cercano di fregarmi ma non me ne vado"

Alle nove di mattina, le tre del nostro pomeriggio, Trump si è controllato allo specchio della Sala Ovale ed è andato ai microfoni. Melania gli aveva raccomandato di non mollare, ma anche di non dare alcuna sensazione di una persona sull'orlo della crisi dei nervi: «Sei tu il presidente e comunque lo sarai fino a gennaio, anche se vincesse l'assonnato («Sleeping Joe», come in pubblico Trump chiama l'avversario) e devi seguitare ad esserlo anche nella postura». Trump ha guardato la moglie e poi l'ha baciata sulla fronte, raccontano nell'ala presidenziale e poi è andato ai microfoni dopo essersi fatto rassettare io famoso ciuffo, o riporto, che si fa arrivare oltre la fronte come il rostro di una nave romana. Cravatta rosso incendiario e cappottone di cachemire navy blue. Ricordo un altro presidente repubblicano con quel cappotto blue e lungo quasi fino ai piedi: Ronald Reagan durante la campagna del 1992 in cui sosteneva lo sfortunato Bob Dole contro Bill Clinton. Ieri Trump era molto nervoso e Melania era preoccupata come tutti. Finalmente «the Donald» (come scherzosamente lo chiama la moglie) ha preso il microfono ed ha fatto un discorso a bassa voce, con pause per lui un po' lunghe, ma restando molto composto: «Io vi dico subito che non credo affatto all'onestà di questi risultati. Gli americani non sono mai stati indotti a votare per posta a decine di milioni. Il voto postale era una riserva per coloro che stavano male o avevano motivi gravi per non votare. Invece, con la scusa del Covid hanno messo su una macchina da decine di milioni di voti stampati, raccolti, imbustati e portati negli uffici postali ricostruiti in quattro e quattr'otto per distruggere il voto diretto, personale e fisico. Adesso dicono di avere vinto loro. Ma lo fanno mostrando numeri ridicolmente vicini. Mi dicono che a Philadelphia dopo i conteggi di quelli che sono andati a votare è arrivato un camion con ventisettemila voti. Erano tutti per Biden. Tutti, Non uno solo per me. Vi pare possibile? Io vedo, e l'ho detto fin da quando imposero questo voto postale di massa, che era tutta una manovra per impacchettare voti e controllare voti, pur di mandarmi via. Bene, sapete che cosa c'è di nuovo? Che non me ne vado affatto. Io resto e voglio tutti i riconteggi che saranno necessari, finché tutto non sarà chiaro. Se qualcuno cercava di fottermi così, ha sbagliato. Ci vediamo più tardi, ma non chiedetemi quando, anche oggi è una lunga giornata». Poco dopo veniva annunciato che la Georgia, autonomamente, aveva deciso per il riconteggio data la minima differenza di voti, non perché lo abbia chiesto Trump. Altri Stati certamente seguiranno e non è escluso che prima o poi qua e là si possa persino rivotare.

Intanto si stanno radunando bande armate. Da una parte quella massa amorfa che segue o precede gli Antifa («antifascisti») e Black Lives Matter con armi, petardi, benzina e piccole bombe. Dall'altra abbiamo visto e Al Jazeera li ha mostrati più volte i miliziani che si dichiarano «libertari» e che sono più o meno dalla parte di Trump: sono sia bianchi che neri, tutti di statura e muscolatura impressionante, esercitati in tutte le artri marziali e tutti usciti da un addestramento militare. Uno di loro, raggiunto per telefono, mi dice: «Stiamo aspettando i voti dei militari arrivati dall'estero. Quei voti penso che siano per la maggioranza per Trump e non potranno farli sparire. E sono centinaia di migliaia, potrebbero far saltare tutto il bel quadretto di grafici e percentuali che vi fanno vedere in televisione».

Chiedo con finta ingenuità perché esibire tutti questi mitra e coltelli nel fodero e nastri per mitragliatrici, su una T-shirt rossa con il logo di uno shampoo: «Perché le armi? Perché è un nostro diritto. La nostra Costituzione è geniale: prevede che qualche aspirante tiranno possa cercare di rubare il potere che spetta al popolo sostituendosi al popolo. E per questo che il secondo emendamento ci autorizza a portare le armi». Gli chiedo solo fin quando pensa di restare in armi come i suoi compagni, con tutta quella ferraglia addosso: «Staremo all'erta almeno finché il Presidente avrà dato il conceding. Cioè hai perso, alzi il telefono e dici a Joe Biden: «Hy, mister President So, congrats, you won». Trump che fa un conceding? Ma neanche sotto tortura. D'altra parte, i democratici hanno fatto diffondere l'idea, del tutto falsa e stravagante secondo cui se Trump perdesse dovrebbe immediatamente sloggiare dalla White House.

È falso: il presidente degli Stati Uniti fa la sua Inauguration il 20 gennaio dell'anno successivo alla vittoria e fino a quel giorno in America ci sono due persone cui spetta il titolo

di Presidente. La prima è il Presidente in carica e gli spetta fino all'ultimissimo minuto. Colui che ha vinto, non abita alla Casa Bianca ma a casa sua. Purtroppo, anche Biden si è prestato a questo giochino truffaldino.

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