Un «match» tra le firme di Marella Agnelli sarà ora possibile. Spuntano i primi documenti originali tra i 14 di cui la procura di Torino era a caccia nel corso delle perquisizioni e dei sequestri delle scorse settimane. Si tratta di almeno due o tre atti, che recano la firma della vedova dell'Avvocato e che saranno ora confrontabili con gli altri.
Ecco perché i pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti, con l'aggiunto a capo del pool reati economici Marco Gianoglio, ha disposto ora una nuova consulenza grafologica, questa volta a partire dagli originali e non dalle fotocopie.
Il tutto nel tentativo di escludere il più possibile le percentuali di dubbio che li hanno portati a scrivere solo due settimane fa nel decreto di perquisizione, dopo alcune perizie di parte già effettuate in precedenza, che quelle firme erano «apocrife», aggiungendo però l'aggettivo «ragionevolmente».
Intanto a maggio a Rimini si discuterà l'udienza di opposizione all'archiviazione da parte dell'avvocato milanese Emanuele Gamna, uno degli avvocati al fianco di Margherita quando lei siglò con la madre il famoso accordo del 2004 sull'eredità paterna.
Gamna ha querelato la sua ex assistita per delle dichiarazioni rese dalla donna nel libro «Agnelli coltelli» del giornalista Gigi Moncalvo. E di fronte alla richiesta di archiviazione della procura di Rimini, si è opposto con l'avvocato Mauro Anetrini. Quest'ultimo nell'atto di opposizione all'archiviazione per diffamazione fa delle ipotesi sui patrimoni «occultati» del Senatore. «É possibile, forse addirittura probabile - scrive il legale - che il patrimonio di Giovanni Agnelli avesse consistenza ben superiore (abilmente occultata, semmai) rispetto a quella presa in considerazione ai tempi dell'accordo, ma questo non implica affatto e non autorizza ad affermare che Luigi Emanuele Gamna e Jean Patry (l'altro avvocato, ndr) si resero infedeli al mandato ricevuto».
Rispetto all'altra inchiesta sull'eredità Agnelli, quella milanese a modello 44 con l'ipotesi di ricettazione contro ignoti sulle tredici opere milionarie «sparite», sempre secondo Margherita Agnelli, dall'asse ereditario. Ieri il legale della figlia dell'ex numero 1 della Fiat, l'avvocato Dario Trevisan, ha avuto un colloquio di oltre un'ora con i magistrati milanesi Cristian Barilli e l'aggiunto Eugenio Fusco. Questi ultimi, come ordinato a gennaio dalla gip, hanno proceduto con nuove indagini dopo il blitz fallito - alla ricerca delle opere - in un caveau in Svizzera. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Milano ha ascoltato le due governanti-segretarie Paola Montaldo e Tiziana Russi, fedelissime prima di Marella e poi di John.
E ora quell'indagine si avvarrà probabilmente anche dell'inventario delle opere d'arte rinvenute nelle due ville a poca distanza l'una dall'altra sulla strada San Vito Revigliasco: e cioè a casa di John Elkann e a Villa Frescot, la «reggia» degli Agnelli dove morì l'Avvocato.
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