New York. C'era anche un documento sulle difese militari di un governo straniero, comprese le sue capacità nucleari, tra quelli sequestrati dall'Fbi a Mar-a-Lago. A rivelare i nuovi dettagli sul blitz degli agenti federali nella residenza di Donald Trump in Florida è il Washington Post citando fonti vicine alle indagini, e sottolineando le preoccupazioni dell'intelligence statunitense sul materiale classificato nascosto nel resort. Alcuni di questi documenti dettagliano operazioni top secret Usa così strettamente sorvegliate che molti alti funzionari della sicurezza nazionale ne erano tenuti all'oscuro. «Solo il presidente, alcuni membri del suo gabinetto o funzionari di alto rango possono autorizzare altri a conoscere i dettagli di questi programmi di accesso speciale», hanno spiegato le fonti al Wp. Le carte su queste operazioni altamente classificate richiedono autorizzazioni speciali, non solo per visionare materiale top secret, e solitamente non più di una decina di persone ne hanno acceso.
I documenti recuperati nella residenza dell'ex presidente, invece, «erano conservati a Mar-a-Lago in un luogo insicuro, oltre 18 mesi dopo la fine del mandato di Trump», ha aggiunto il Wp. Dopo mesi di tentativi, l'Fbi ha recuperato più di 300 documenti riservati da Mar-a-Lago: 184 in 15 scatole inviate agli Archivi Nazionali a gennaio, altri 38 consegnati da un avvocato di The Donald agli investigatori a giugno, e più di 100 rinvenuti nella perquisizione dell'8 agosto. In questa occasione sono state trovate le informazioni sulle capacità di difesa nucleare di un governo straniero. Le fonti non identificano il governo in questione né dicono dove esattamente sono state trovate queste carte, ma il quotidiano aveva già riportato che l'Fbi stava cercando materiale classificato riguardante armi nucleari (e Trump aveva risposto che si trattava solo di «una bufala»).
Uno degli avvocati del tycoon, Christopher Kise, ha denunciato le fughe di notizie sul caso, che «continuano senza rispetto per il processo e senza alcun riguardo per la verità». «Il danno alla fiducia del pubblico nell'integrità del sistema non può essere sottovalutato - ha sottolineato - Il tribunale ha fornito un percorso sensato che non include la divulgazione selettiva di informazioni non verificabili e fuorvianti. Non c'è motivo di deviare da quel percorso se l'obiettivo è, come dovrebbe essere, trovare una soluzione razionale ai problemi di archiviazione dei documenti che sono inutilmente fuori controllo». L'ufficio del direttore della National Intelligence, da parte sua, sta conducendo una valutazione per determinare il danno potenziale causato dalla rimozione dalla custodia del governo di centinaia di documenti riservati.
Intanto a New York l'ex stratega di Trump, Steve Bannon, sarà incriminato domani - secondo i media - con l'accusa di frode per il suo ruolo in un programma di raccolta fondi per costruire il muro anti-migranti al confine con il Messico.
Per lo stesso reato aveva ricevuto la grazia presidenziale a livello federale, ma può essere incriminato a livello statale. Bannon è accusato di essersi messo in tasca 1 milione di dollari degli oltre 25 milioni raccolti.
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