New York Assolto.Donald Trump si getta ufficialmente alle spalle l'incubo dell'impeachment, con il Senato a maggioranza repubblicana che lo giudica non colpevole dei due articoli di abuso di potere e ostruzione del Congresso. Il primo per 52 a 48, con il senatore Gop dello Utah Mitt Romney che rompe la linea di partito votando per la condanna, e il secondo per 53 a 47, con tutti i senatori che seguono le posizioni dei rispettivi schieramenti.
Si abbassa così il sipario sul terzo processo per la messa in stato di accusa del presidente Usa dopo Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998 (Richard Nixon si dimise nel 1974 prima del voto nell'ambito dello scandalo Watergate). L'assoluzione arriva all'indomani della parata trionfale a cui ha dato vita Trump nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, l'ultimo del suo primo (e forse non unico) mandato. Un discorso a tutto campo in cui il presidente americano ha puntato sui successi della sua amministrazione, a partire anzitutto da quelli economici, inviando il messaggio di un paese «più forte che mai». Trump arriva nell'aula del Congresso forte del clamoroso flop del partito democratico al caucus in Iowa, e consapevole che nelle ore successive sarebbe giunto il momento dell'assoluzione da parte del Senato sull'impeachment. Il clima con l'opposizione è da guerra fredda, con gesti che valgono più di mille parole: dalla stretta di mano negata dal tycoon all'acerrima nemica, la speaker della Camera Nancy Pelosi, e lei che al termine strappa il suo discorso in mondovisione. Trump va per la sua strada senza dedicare attenzione ai rivali, e piuttosto concentrandosi sui risultati ottenuti: «Io ho mantenuto le mie promesse. In soli tre anni abbiamo sconfitto il declino dell'America e ne abbiamo fatto di nuovo un paese forte e rispettato nel mondo. Non lasceremo che venga distrutto dal socialismo. Stiamo procedendo ad un ritmo inimmaginabile sino a poco fa e non torneremo indietro». L'atmosfera è da comizio, con i repubblicani che applaudono ad ogni passaggio il discorso in cui il Commander in Chief elenca i suoi successi: dall'accordo commerciale con la Cina all'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, alla realizzazione del muro col Messico.
Ma soprattutto, il boom dell'economia, di cui snocciola i dati a partire dalla «creazione di sette milioni di posti di lavoro» e il «tasso di disoccupazione più basso da mezzo secolo». Solo due i momenti bipartisan della serata: il commovente conferimento della Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile, a Rush Limbaugh, il popolare conduttore radiofonico e opinionista conservatore che nelle scorse ore ha annunciato di avere un cancro in stadio avanzato, e il tributo al leader dell'opposizione venezuelana Juan Guaidò, a sorpresa sul palco degli ospiti non distante dalla first lady Melania.
«Il socialismo distrugge i paesi, la libertà unisce le anime», chiosa Trump sottolineando che Nicolas Maduro è un tiranno che fa del male alla sua gente, e gli americani sono a fianco al popolo venezuelano nella sua giusta battaglia per la libertà. E all'indomani, The Donald riceve Guaidò alla Casa Bianca.
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