New York. Amy Coney Barrett passa la prima prova in Senato e si avvicina alla Corte Suprema. La nomina della giudice scelta da Donald Trump per sostituire Ruth Bader Ginsburg è stata approvata dalla commissione Giustizia, e si avvia verso il voto definitivo in plenaria lunedì. È «un grande giorno per l'America», ha esultato il presidente su Twitter dopo il via libera, che porta il massimo organo giudiziario Usa sempre più vicino ad avere una maggioranza nettamente conservatrice (6 contro 3). I repubblicani, che controllano il Senato, hanno votato a favore, mentre i democratici hanno boicottato la riunione finale come forma di protesta per una nomina che ritengono illegittima, arrivando a pochi giorni dalle elezioni. Ribadendo inoltre quello che a loro parere è il danno che Barrett farebbe ad «assistenza sanitaria, libertà riproduttive, capacità di voto e altri diritti fondamentali che gli americani hanno a cuore».
Il presidente della commissione, il senatore del Grand Old Party Lindsey Graham, ha respinto l'affermazione secondo cui erano necessari almeno due membri della minoranza per procedere. «Ce l'abbiamo fatta», ha poi commentato, parlando di «un momento storico e rivoluzionario». La conferma di Barrett avrà «conseguenze disastrose per la nazione, per la Corte Suprema e per il nostro intero Paese per le generazioni a venire», ha sottolineato da parte sua il leader democratico della minoranza al Senato, Chuck Schumer. Con il voto di lunedì in plenaria, dove è attesa la conferma definitiva, Barrett - giudice ultracattolica e anti-abortista - sposterà gli equilibri politici dell'Alta Corte verso gli orizzonti conservatori. E si insedierà in tempo per valutare le annunciate battaglie legali sull'esito del voto del 3 novembre. Si tratta di un successo enorme per Trump, che diventerà così il primo Comandante in Capo dai tempi di Richard Nixon a nominare tre giudici della Corte in un solo mandato (i primi due sono stati Neil Gorsuch nel 2017 e Brett Kavanaugh nel 2018).
Nel frattempo Joe Biden, nell'anticipazione di una intervista a 60 Minutes di Cbs, ha detto che creerà una commissione bipartisan di esperti per studiare il sistema giudiziario che «sta andando fuori controllo», ed esaminerà anche l'ipotesi di un allargamento della Corte Suprema, facendo le sue raccomandazione entro 180 giorni. Ma ha anche precisato che «l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è trasformare la Corte in un football politico, in cui chiunque abbia più voti ottiene quello che vuole». «I presidenti vanno e vengono, i giudici della Corte Suprema restano per generazioni», ha ribadito il candidato democratico alla Casa Bianca.
E a infiammare ulteriormente il clima è la notizia che Russia e Iran sarebbero in campo per sabotare le presidenziali. I vertici degli 007 Usa e dell'Fbi hanno lanciato l'allarme a meno di due settimane dal voto e a poche ore dall'ultimo duello tv tra Biden e Trump prima del 3 novembre.
In una conferenza stampa convocata all'improvviso, il direttore del National Intelligence, John Ratcliffe, ha affermato che Mosca e Teheran hanno ottenuto informazioni sulle liste elettorali americane, dati che potrebbero essere utilizzati per interferire sul processo democratico del voto. «Queste azioni sono tentativi disperati di avversari disperati», ha commentato. Immediata la smentita di Russia e Iran, che hanno negato le accuse definendole «infondate».
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