Tumori, un paziente su 6 lascia il posto di lavoro

In arrivo nuove regole per congedi e indennizzi. Al vaglio tre proposte di legge salva occupazione

Tumori, un paziente su 6 lascia il posto di lavoro
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Dopo una diagnosi di tumore mantenere il proprio posto di lavoro può essere difficile. Tra i sintomi legati alla malattia e gli effetti collaterali delle cure, tra le assenze per gli appuntamenti dal medico, i controlli e le terapie, i pazienti oncologici possono fare una gran fatica a lavorare come se nulla fosse.

Non è un caso se, stando a quanto rilevato da una recente indagine dell'Università di Torino, ben un paziente su 6 alla fine decide di abbandonare il proprio posto di lavoro. Per i lavoratori autonomi, inoltre, le garanzie e i diritti sono ancora meno tutelate rispetto ai dipendenti pubblici. Per questo è fondamentale rivedere subito le regole relative ai congedi e agli indennizzi a beneficio dei pazienti oncologici, sulle quali sono state depositate quattro diverse proposte di legge. La Ropi (rete oncologica pazienti Italia) le analizzate tutte, facendo emergere per ognuna di esse luci e ombre.

Si è arrivati così a individuare alcune proposte chiave per migliorare le regole a tutela dei lavoratori con tumore che Stefania Gori, presidente Ropi, con il segretario nazionale Stefano Giordani, ha presentato in audizione alla XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) alla Camera dei Deputati.

«Abbiamo analizzato con attenzione le proposte di legge, che prevedono, tutte, l'estensione a 24 mesi del periodo di congedo con conservazione del posto di lavoro, con tempi di applicazione per i pazienti oncologici immediata dalla entrata in vigore della legge, ma che si differenziano in alcuni punti, quali la retribuzione di questo periodo di congedo e il numero di ore/anno per permessi retribuiti (e motivazioni)» spiega Gori. A questo si aggiunge il lavoro che ROPI ha svolto e che continua a portare avanti sul diritto all'oblio oncologico per coloro che sono guariti ed intendono tornare ad una vita normale.

«Ancora esistono delle diseguaglianze e delle aree che necessitano miglioramenti in campo lavorativo per i pazienti oncologici. Innanzitutto, il periodo di congedo con conservazione del posto di lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato è differente tra lavoratori del settore pubblico e lavoratori del settore privato e anche tra impiegati (in relazione all'anzianità di servizio o ai contratti collettivi nazionali di lavoro) e operai. A questo si aggiunge che i permessi retribuiti annuali per esami e cure mediche oggi sono pari a sole 18 ore all'anno».

Per questo la Rete oncologica concorda sicuramente con la proposta di allungare il congedo da 6 a 24 mesi, ma prevedendo una retribuzione per tutto il periodo, ed escludendo dal computo i giorni di ricovero ospedaliero o in day hospital, così come i giorni di terapia ambulatoriale.

«Inoltre, ravvisiamo la necessità di prevedere indennizzi adeguati anche per i lavoratori autonomi, al momento senza alcuna tutela, e rivalutare il numero di ore per permessi retribuiti, che comprendano anche situazioni specifiche come la riabilitazione fisica o psicologica» sottolinea Gori.

Altrettanto fondamentale per i

pazienti oncologici alla luce del numero sempre crescente di «sopravvissuti», che si stima siano oltre 3,6 milioni, con un aumento del 3% l'anno è che le istituzioni si adoperino affinché venga garantito il diritto all'oblio.

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