Se conferma sarà, non troverà certo accordo unanime. Anzi. Il possibile prolungamento del mandato come commissario per l'emergenza Covid di Domenico Arcuri, in scadenza il 31 marzo, è già un potente generatore di tensioni. I rumors indicano una possibile conferma da parte del governo Draghi. Ma i partiti, in Parlamento, non sembrano disposti proprio a stappare spumante. Anzi, a conti fatti, solo il Movimento 5 Stelle sembra disposto a difenderlo. Ma nemmeno con chissà quale compattezza. Pino Cabras, uno dei deputati del M5S in dissenso con i vertici, è infatti stato perentorio con IlGiornale.it: “Sono favorevole a una profonda discontinuità. Detto in altre parole, Arcuri non deve essere riconfermato, a causa dei risultati modestissimi ottenuti”. Cabras argomenta le sue ragioni: “Dobbiamo fare il raffronto con i dati della pandemia in altre parti del mondo. Guardiamo ai Paesi asiatici, dove pure ci sono delle metropoli. In Vietnam, dall’inizio della pandemia, ci sono stati 35 decessi, in Italia oltre 90mila. Di fronte a un divario così ampio, è giusto farsi della domande sulla gestione dell’emergenza”. E il deputato pentastellato ironizza: “Magari cerchiamo un vietnamita. Ma serve una persona che sappia affrontare il problema. Ed è evidente che non può essere Arcuri”.
Una posizione che trova piena un ampio fronte in Parlamento. “La riconferma sarebbe un errore. La soluzione? Guido Bertolaso”, sintetizza il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani. Alessandro Cattaneo, deputato degli azzurri, si sintonizza sulla stessa lunghezza d’onda: “In questa fase di revisione complessiva, serve azzerare e ripartire su presupposti diversi. Serve discontinuità netta e un nuovo corso fatto di competenza ed efficienza”. Del resto gli azzurri, con Simone Baldelli, da novembre chiedono quale fosse la strategia sul piano vaccinale. Sulla questione “discontinuità”, la Lega con Matteo Salvini si è già espressa con la formula: “Cambiamo i tecnici”. Tradotto: almeno Arcuri faccia le valigie.
"La riconferma? Una sciagura"
Andrea Delmastro Delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia, che ha presentato numerose interrogazioni per chiedere chiarimenti sul ruolo di Arcuri, definisce “sciagurata, apocalittica ed esiziale” la sola ipotesi di lasciare Arcuri al comando della struttura. “È stato il Mr. Wolf chiamato a risolvere tutto, ma non ha risolto niente”, attacca il parlamentare di Fdi, puntando il dito “sull’acquisto di mascherine che ha favorito provvigioni per imprenditori legati alla sinistra”. “C’è poi - ricorda Delmastro Delle Vedove - la questione dei banchi a rotelle. Ricordiamo che Arcuri ha deciso di fare il bando a settembre, quando tutti sanno che le scuole cominciano”. L’elenco termina con le “primule”, ossia le strutture pensate per fare i vaccini. “Sono ventuno - conclude Delmastro Delle Vedove - quelle messe a bando per un costo 409mila euro l'uno. Il commissario aveva detto che gli imprenditori sarebbero corsi per dare una mano. E ora, invece, non abbiamo le strutture per la vaccinazione. L’annunciata primavera delle primule è un glaciale inverno delle steppe”.
Le posizioni raccolte da IlGiornale.it, insomma, sono decisamente orientate verso la rimozione. Su Arcuri c’è solo qualche difesa d’ufficio. Di sicuro il numero uno di Invitalia, assurto a personaggio mediatico dopo la nomina a commissario per l’emergenza Covid, è giudicato una figura divisiva. “Ritengo che il commissario Arcuri, in questi mesi, sia stato chiamato a svolgere un compito molto complesso, in una delle fasi più difficili attraversate dal dopoguerra ad oggi”, dice Marialucia Lorefice, deputata del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Affari sociali alla Camera. Secondo la pentastellata: “In tempi record ci siamo trovati ad adottare tutte le misure necessarie per contrastare la pandemia e mettere in sicurezza il nostro Paese, come ad esempio a dover rafforzare gli approvvigionamenti di dispositivi di protezione individuale, di cui inizialmente eravamo molto carenti e dipendenti dall’estero”. Quindi, conclude Lorefice, “la macchina organizzativa, nonostante alcune criticità registrate in alcune regioni, nel complesso sta funzionando bene e mi auguro che presto il nostro Paese possa uscire dal tunnel della pandemia”.
I renziani la prendono alla larga. Con un solo 'colpevole'. Michele Anzaldi, deputato di Italia viva, vede in Giuseppe Conte il principale responsabile della situazione: “Il problema non è tanto Arcuri, ma la quantità di incarichi che gli sono stati affidati”. “Bisogna - osserva il parlamentare renziano - ricordare un po’ la storia. C’era il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che stava lavorando benissimo. Ma, in quella fase avrebbe dovuto gestire altre incombenze, come l’acquisto di materiali dall’estero, per esempio mascherine e camici. Così è stato conferito un ruolo ad Arcuri, che era quello di provvedere ai bandi. Ma, per responsabilità politiche, la struttura è stata sovraccaricata. La gestione di Palazzo Chigi, con Conte, ha devastato tutto. E questa è una delle ragioni che ha portato alla crisi di governo”.
Matteo Orfini, uno dei big del Partito democratico, taglia corto: “La scelta spetta al presidente del Consiglio su base fiduciaria. Lo farà Draghi”. L’aria nei dem non è quella delle barricate sul nome di Arcuri. Le parole del senatore del Pd, Tommaso Nannicini, sono chiare: “Vista l’evanescenza del piano vaccinale, un cambio di passo anche su quel fronte sarebbe auspicabile, anche perché ci saranno tanti altri dossier da gestire a Invitalia. E non è pensabile che una singola persona possa coprire tutto”. Non è la richiesta di sostituzione, ma quantomeno di integrazione del team.
Lo stop alla struttura commissariale
La senatrice di Leu, Elena Fattori, si spinge oltre: chiede lo smantellamento della struttura commissariale. “La questione non è semplicemente chi deve ricoprire l’incarico di commissario, ma che non si può più agire in emergenza. Serve un approccio strutturale. Dobbiamo comprendere che il virus è la normalità, non più una condizione eccezionale. Per questo motivo non ha più ragion d’essere per l’esistenza di una struttura commissariale”, analizza la parlamentare eletta con i 5 Stelle e approdata a Liberi e uguali. “Per le situazioni più critiche - osserva Fattori - esiste il potere di ordinanza del Ministero della Salute. Basta quello, per il resto bisogna tornare alla normalità”. Per la senatrice dell’Udc, Paola Binetti, Arcuri è passato da essere una risorsa a a diventare un problema inamovibile: “L’operazione mascherine, i banchi a rotelle, le siringhe e infine perfino gli anticorpi monoclonali, tutto ciò che passa dalle sue mani suscita perplessità e non di rado scandali”.
Binetti esprime un giudizio tranchant: “La gente lo considera un tipico esponente del Movimento 5 Stelle. Molto raccomandato, ma i suoi risultati sembrano tutt’altro che soddisfacenti! Intanto resta lì e continua ad accumulare incarichi e responsabilità. Ci si chiede: cui prodest che Arcuri resti a un posto che non riesce a gestire, ma da cui sembra inamovibile”. Non è tenero nemmeno il giudizio di +Europa. “La concentrazione di potere nelle mani di Arcuri è una delle cose che non ci sono piaciute della strategia di contrasto alla pandemia del Governo Conte II, e che abbiamo più volte criticato”, afferma Giordano Masini, coordinatore della segreteria del partito.
“Siamo fiduciosi che anche sui vaccini il Governo Draghi cambierà passo, nello stesso modo e con la stessa filosofia con cui sta cambiando passo sul Next generation Eu”, chiosa l’esponente del partito di Emma Bonino. Una delle tante voci, che formano una maggioranza schiacciabte, che chiede una sostituzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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