Il corpo di Marta era lì da un po'. Molto probabilmente dal giorno della sua scomparsa, lo scorso 4 ottobre. I carabinieri lo hanno trovato nel soppalco della cucina di un suo vicino di casa, Domenico Livrieri, che poco dopo la mezzanotte di venerdì è stato arrestato con le accuse di omicidio, occultamento e vilipendio del cadavere. Cadavere che era in avanzato stato di decomposizione e tagliato in due all'altezza della vita.
Il movente del delitto sembrano essere i soldi. Così il giallo di via Pietro da Cortona a Milano, dove viveva la 60enne Marta Di Nardo e da dove era sparita nel nulla da più di due settimane, si è risolto nel peggiore dei modi. «L'ho colpita al collo, non volevo, mi dispiace. Ho fatto tutto da solo», avrebbe detto in sintesi e in modo confuso l'uomo ai militari. E poi: «L'ho accoltellata per il bancomat, l'ho tagliata in due con i coltelli da cucina, l'ho avvolta in una coperta e l'ho nascosta nel soppalco». Livrieri, 46enne con problemi di tossicodipendenza e in cura per problemi psichiatrici, non avrebbe più aperto bocca davanti al pm Leonardo Lesti, che conduceva le indagini sulla scomparsa della donna. Anche la vittima, che viveva sola, soffriva di disturbi mentali. Marta Di Nardo e Domenico Livrieri abitavano nello stesso palazzo Aler, in due scale diverse. Si frequentavano da circa un mese. I sospetti degli inquirenti erano concentrati sull'uomo da tempo. Perché da giorni, come raccontato dalla custode, faceva avanti e indietro dall'appartamento della donna e aveva le sue chiavi. Forse, ipotizzano gli investigatori, il 46enne non sopportava più il forte odore che ormai invadeva casa sua. La sera di venerdì nell'abitazione dell'indagato i carabinieri hanno trovato, oltre al corpo della vittima e a estese tracce di sangue, il suo cellulare e una carta libretto postale (scaduta), due carte Poste Pay e un Postamat. Le carte sarebbero ciò a cui Livrieri puntava. Non è ancora chiaro se e quanto il fermato abbia prelevato.
Proprio la mattina del 4 ottobre il cellulare di Marta Di Nardo aveva dato l'ultimo segnale di traffico e proprio per una telefonata con il suo presunto assassino. Da allora risulta essere stato spento. Dalle indagini è emerso anche un tentativo di fuga dell'uomo arrestato. Il 16 ottobre, si legge nel provvedimento di fermo, è andato all'«aeroporto di Malpensa, a bordo di un taxi, verosimilmente nel tentativo di allontanarsi dal territorio nazionale, non riuscito probabilmente per la mancanza di idonee fonti economiche».
Inoltre «in occasione del viaggio a Malpensa, si disfaceva del proprio apparato telefonico, con tutta probabilità per non essere rintracciato, consegnandolo al tassista che lo aveva portato a Malpensa, in pegno della corsa non pagata».Livrieri, che risulta già noto alle forze dell'ordine per sequestro di persona e violenza sessuale, sarà interrogato per la convalida del fermo domani a San Vittore dal gip Alessandra Di Fazio.
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