La Ue ora avverte Padoan: niente più strappi sul debito

La Commissione pronta a mandare una lettera al governo per il mancato rispetto degli obiettivi di riduzione. Il ministero dell'Economia minimizza: «È prematura»

RomaTamburi lontani. Sono quelli che iniziano a rullare a Bruxelles sui conti pubblici italiani. Si comincia a parlare di una nuova lettera che la Commissione potrebbe inviare al governo per il mancato rispetto degli obbiettivi di riduzione del debito. Dal ministero dell'Economia filtra solo un giudizio: «È prematura». Nel senso che gli uomini di Pier Carlo Padoan non escludono che possa arrivare. Ma se così dovesse essere, un'eventuale lettera sarebbe attesa tra un mese. Non prima. Da Bruxelles, però, insistono. E pure da Francoforte.

L'ultimo Bollettino della Bce dedica un apposito capitolo all'estensione dei criteri di flessibilità di bilancio, introdotti dalla Commissione. Ricorda come e per quali motivi l'Italia abbia potuto correggere il proprio deficit strutturale dello 0,25%, anziché dello 0,5%: come recitano i Trattati.

Ma soprattutto, il Bollettino accusa la Commissione di aver sbagliato i numeri e di aver erroneamente interpretato l'andamento congiunturale durante gli ultimi dieci anni. Questo errore è costato manovre economiche che hanno finito per appesantire la congiuntura.

E tutto è nato dall'erronea valutazione di « economic good times » (ciclo economico positivo) come vennero definiti il 2006 e 2007. In realtà - spiega sempre il Bollettino - quegli anni non erano affatto anni positivi. E se fosse stata fatta una valutazione corretta, i Paesi dell'Eurozona avrebbero potuto fare manovre correttive di minore portata.

Vale la pena di ricordare che il Patto di Stabilità prevede che nei periodi di congiuntura positiva, gli sforzi di riduzione del deficit devono essere rafforzati (fino alla riduzione massima del deficit strutturale dell'1,5%). Mentre nei periodi di mancata crescita, o di recessione, le correzioni possono essere inferiori. Tant'è che all'Italia quest'anno viene presa per buona una riduzione del deficit strutturale dello 0,25%.

Ma, forse, il rispetto di questo parametro potrebbe non essere sufficiente. Da qui, le voci su una lettera destinata al governo. Per due ragioni.

La prima. Questo sconto è legato alle riforme strutturali. Ma quelle che la Commissione può prendere in considerazione - ricorda il documento della Bce - «sono soltanto quelle già adottate». Come a sottolineare che le uniche valide per lo “sconto” sul deficit sono quelle approvate definitivamente dal Parlamento e rese operative.

In più, nel Piano delle Riforme il governo deve anche indicare quali effetti tali riforme avranno in positivo sui conti pubblici. E se non lo indicano, la Commissione può obbligare gli Stati a ridurre il deficit strutturale dello 0,5% del pil per almeno quattro anni. Com'è noto, il governo non ha ancora portato a casa in via definitiva (secondo i criteri europei) le riforme strutturali che sono alla base dello “sconto” sul deficit strutturale (insieme al nuovo calcolo del peso della congiuntura negativa).

Ma c'è anche un'altra ragione che potrebbe spingere la Commissione ad inviare una lettera a Roma. Ed è quella dell'andamento del debito. La contemporanea assenza di crescita e di inflazione fa lievitare il rapporto debito/pil. Il Bollettino ricorda che se Bruxelles può chiudere un occhio sull'andamento del deficit, in chiave anti-recessiva, lo stesso non può avvenire sul debito. Soprattutto per i Paesi che sono oltre il tetto del 60% previsto (la media del debito pubblico europeo è del 93%).

«In questa situazione, un contenimento dell'aggiustamento richiesto ai Paesi con alto debito, rischia di rendere vano il rispetto delle regole sulla riduzione del debito. Per evitare di ripetere gli errori fatti prima della crisi, il rispetto dei criteri di riduzione del debito non dev'essere messo da parte».

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